domenica 27 gennaio 2013

Halfway through my exchange year

Ebbene sì, anch'io ho varcato la soglia dei 5 mesi, il che significa che ho raggiunto metà di questa magnifica esperienza da exchange student, che vorrei davvero non giungesse mai al suo termine. 
Fa effetto pensarci. Questi primi 5 mesi sono passati in un batti baleno in fin dei conti, e altrettanto velocemente, anzi ancora più velocemente, trascorreranno i prossimi. Mi viene da piangere alla sola idea di dover lasciare questo posto, queste persone che mi hanno insegnato e continuano a insegnarmi così tanto. La consapevolezza che i prossimi mesi saranno sicuramente migliori dei precedenti, però, mi consola un po'. Inoltre ho posticipato la mia data di partenza dal 21 giugno al 5 luglio, dunque avrò 15 giorni in più per godermi la mia vita americana. 
La verità è che, se da un lato non voglio partire perchè amo profondamente la mia nuova vita, dall'altro ho paura di cosa mi aspetterà al ritorno. In questi 5 mesi sono cambiata, tanto. Ho abbracciato una nuova filosofia di vita, ho imparato a carpere il diem, a godermi il momento, e non mi sono mai sentita più serena e in pace con me stessa. Mi piace la mia nuova me, mi piace un sacco. E, triste ma vero, so che non potrò infilarmi nella mia vecchia vita come se niente fosse: ci saranno persone con cui non ci sarà più molto da dire, per il semplice fatto che io sono andata avanti, mentre loro sono rimaste dov'erano, o quasi. Non so cosa succederà, ma lo scoprirò, I guess.
Venendo a fatti più concreti, giovedì sera, giorno esatto in cui ricorrevano i miei 5 mesi, dopo cena, la mia famiglia ospitante mi ha fatto trovare una mini torta al cioccolato, un biglietto di auguri tagliato a metà (essendo metà dell'esperienza) e un paio di orecchini da parte di mia sorella. Ero senza parole! 


Ieri sera ho dato un "half of the experience get-together" con una decina di amici, durante il quale mi sono divertita un sacco e ho realizzato quanta strada abbia fatto rispetto a qualche mese fa, quando ancora non ero sicura di chi considerare amico e, successivamente, uscivo solo con le mie due migliori amiche americane. Da Natale a questa parte ho cominciato a uscire anche con altre persone, il che, oltre a rendermi soddisfatta, in quanto spesso ho fatto io il primo passo, mi fa sentire totalmente integrata. Ormai quando penso a me stessa qui, vedo tutto come se dovesse durare per sempre, come se questa fosse da sempre la mia vita e queste le persone con cui da sempre la condivido. 
La differenza rispetto a un po' di tempo fa è eclatante se penso che oggi, domenica, ho già programmi per tutto il prossimo weekend, mentre in precedenza arrivavo al venerdì pomeriggio senza sapere cosa fare. 
Per quanto riguarda il resto, la settimana scorsa ho avuto gli esami di fine semestre (una cavolata), che mi hanno permesso di uscire da scuola alle 11.15 tutti i giorni. Vorrei avere esami tutto l'anno! Domani comincia il secondo semestre, dove avrò tre nuove classi: art al posto di environmental science, interior design al posto di foods e health invece di giornalismo. Mi sembrano nettamente migliori rispetto alle precedenti e spero di trovare compagni più simpatici. 
Per ora è tutto, a presto con nuovi aggiornamenti!

sabato 5 gennaio 2013

Winter Break

Non avendo la minima voglia di rispondere a quelle quattro domande di environmental science riguardo a come io possa contribuire per contrastare i cambiamenti climatici, ho avuto la brillante idea di approfittare di questi 75 minuti di study hall per aggiornare il blog. Per chi fosse stupito nel leggere environmental science e study hall chiarisco subito ogni dubbio: è il 4 gennaio e io sono a scuola. A scuola da due giorni, a dirla tutta. Trauma
Prima di raccontarvi del ritorno, del gelo che sta avvolgendo Portland in questi giorni e di altri fatti vari ed eventuali, vi parlerò delle mie vacanze natalizie, decisamente troppo corte per i miei gusti. Anyways.. 
Il 21 dicembre, ultimo giorno di scuola, è stato Ugly Christmas Sweater Day, giorno in cui si doveva indossare uno di quegli orridi maglioni natalizi. Visto che non avevo ugly Christmas sweaters, ne ho comprato uno non proprio brutto ma alquanto imbarazzante in un negozio di vestiti usati. A parte questo evento, che si è poi rivelato una mezza delusione, in quanto soltanto un quarto (a dire molto) della popolazione studentesca ha partecipato, la giornata è stata decisamente lame: in tre delle mie quattro classi abbiamo guardato film noiosi- durante matematica Elf, molto divertente in realtà ma era la terza volta che lo vedevo nel giro di due settimane, A Christmas Carol versione Muppets (terribile) durante giornalismo e un film riguardo alcuni uomini sopravvissuti in mare per mesi in environmental science. A ciò bisogna aggiungere un'ora passata a fare niente mentre i miei compagni esponevano le loro presentazioni in storia.
Il sabato e la domenica non è successo nulla di speciale, se non che ho passato la maggior parte del tempo a pulire e riordinare la mia stanza (un tempo ero una persona ordinata...). 
Lunedì, vigilia di Natale, mia sorella mi ha brutalmente svegliata urlando il mio nome e accendendo tutte le luci nella mia camera. Fortunatamente, però, aveva con sé pancakes per fare colazione insieme. Nel pomeriggio sono arrivati gli zii da cui abbiamo trascorso il giorno del Ringraziamento, con cui, alle 4, siamo andati a una specie di messa della unitarian church, chiesa che accetta tutte le credenze religiose di cui la mia famiglia ospitante fa parte. Una volta tornati a casa, dopo essere stati raggiunti da uno dei fratelli della mia host mom, abbiamo cenato con due antipasti, un'insalata e lasagne al pomodoro e ricotta che mi sono piaciute abbastanza, pur non essendo le vere, squisite lasagne bolognesi a cui sono abituata. 
Il giorno di Natale, dovendo partire per il Massachussets, dove avremmo passato due giorni con la famiglia del mio host dad, sono stata costretta ad alzarmi alle 7.30, il che non mi ha entusiasmato particolarmente. Nonostante ciò la mattina è stata la parte migliore della giornata: l'apertura di un sacco di regali inaspettati sorseggiando il mio cappuccino (non riesco più a vivere senza berne almeno uno al giorno...e pensare che quando ero in Italia non lo consideravo nulla di speciale!) e mangiando il mio muffin quotidiano, mentre fuori i primi fiocchi di neve cominciavano a cadere, mi ha reso felice. 
Terminata questa fase, ci siamo messi in viaggio, viaggio durato ben tre ore. Arrivati a casa della sorella del mio hdad, abbiamo aperto altri regali e cenato attorno alle 16.30 (!) con pollo, altro tipo di carne di cui non ricordo il nome, patate arrosto, zucca, cavoletti di bruxelles e cipolle agrodolci. Malgrado non vada pazza per i piatti tipici bolognesi di Natale, devo ammettere che quest'anno mi sono mancati parecchio. E in generale mi sono mancate tutte le tradizioni natalizie della mia famiglia: il cenone della vigilia, i film natalizi mangiando il mio adorato pandoro, ecc. E mi è mancata la mia famiglia. Per la prima volta ho veramente provato nostalgia, sarà perchè, a parte la cena e un gioco di società, non c'è stato nient'altro da fare e, una volta che la noia ha preso il sopravvento, la mia mente non ha aspettato un secondo di più prima di volare in Italia. 
Se in un primo momento il 26 si era prospettato migliore, si è rivelato esattamente uguale al giorno di Natale, con l'eccezione che una tempesta di neve prevista per la sera ci ha costretti a partire nel pomeriggio, con un giorno di anticipo, fatto che mi ha sollevata immediatamente. Non appena sono entrata in macchina, infatti, mi sono subito sentita meglio e by the time I was home ero completamente guarita. 
Il resto delle vacanze è volato cucinando biscotti, andando agli allenamenti di nuoto e giocando nella neve con le mie amiche (ho fatto per la prima volta un pupazzo di neve :D).
L'ultimo dell'anno, che avrei voluto rendere epico essendo qui negli Stati Uniti, è stato invece uno dei peggiori (e probabilmente il peggiore) che abbia mai vissuto. Il piano iniziale era di avere uno sleepover a casa della mia amica Anna insieme a una sua amica che io non conoscevo, ma, dopo vari cambiamenti, abbiamo deciso di andare a un party organizzato da amici di famiglia dell'amica e rientrare a casa di Anna prima della mezzanotte. Il party, pur essendo pieno di adulti e ragazzi più piccoli, è stato l'unico momento accettabile della serata... o meglio, la mezz'ora in cui abbiamo parlato con due ragazzi che vanno al college è stata l'unica parte carina della serata. La mezz'ora seguita dopo che loro se ne erano andati non lo è stata. Almeno ho mangiato in quel lasso di tempo. Lasciato il party alle 10.30, siamo rientrate a casa di Anna, dove abbiamo seguito in diretta il ball drop di New York. And that's pretty much it. La mezzanotte è scoccata, la sfera è stata calata e non c'è stato nessun brindisi, nessun festeggiamento. In quel momento ho davvero desiderato di essere in Italia, più di quanto lo avessi fatto il giorno di Natale. E ho continuato a desiderarlo per tutto capodanno. Poi, il 2 di gennaio le mie vacanze sono sfortunatamente finite e sono fortunatamente rientrata a scuola, il che mi ha totalmente distratto da quella sensazione. 
Avrei altro da raccontare ma questo post è già abbastanza lungo, quindi rimanderò al prossimo. Sappiate, però, che Portland è stata avvolta dal gelo: a partire da mercoledì ci sono stati rispettivamente -12, -16 e -8 di mattina! Sono eccitata di sperimentare un tipico Maine winter!     

martedì 1 gennaio 2013

Goodbye 2012, welcome 2013!

Da dove cominciare? 
Mi sento in colpa per non avere aggiornato per un mese intero, per non avervi resi partecipi di ciò che accade a questa diciassettenne dall'altra parte del mondo, ma spesso gli eventi che mi vedono protagonista sono così semplici che mi chiedo se ne valga la pena, se a qualcuno davvero interessi leggere di cosa capita alla cara e vecchia Cate in America. D'altra parte, però, mi dico anche che questa è un'esperienza unica e, ora che ho praticamente abbandonato il mio diario, il blog è rimasto l'unico mezzo tramite cui i miei ricordi possono rimanere impressi. E dunque eccomi qui, pronta a scrivere di questo passaggio tra 2012 e 2013. 
E' buffo come ogni 31 dicembre si festeggi l'arrivo del nuovo anno: in fin dei conti la nostra vita procede ugualmente, nessun cambiamento radicale prende luogo allo scoccare della mezzanotte. Eppure, ogni anno, al sopraggiungere della sera del 31 dicembre, sento qualcosa in me, forse la speranza per un nuovo anno in cui i miei sogni possano diventare realtà o semplicemente la consapevolezza di come, no matter what, il tempo trascorre inesorabilmente, senza badare a noi, piccoli e impotenti esseri umani. E' un qualcosa che mi affascina. Quest'anno, però, ho un motivo particolare per soffermarmi a guardare indietro: il 2012 è stato davvero l'anno in cui finalmente i miei sogni sono diventati realtà. Per quanto sia passata attraverso momenti difficili, avrò sempre il ricordo di un 2012 speciale e ricco di emozioni. 
366 giorni fa mi trovavo a Londra con due fantastiche amiche, ancora totalmente incerta su cosa mi sarebbe aspettato da agosto in poi. Ora mi ritrovo seduta sul mio soffice e caldo letto, in una camera colorata e accogliente, scrivendo da un computer che un anno fa ancora non mi apparteneva, mentre una sorella che un anno fa non avevo ride guardando una serie TV di cui l'anno scorso avevo solo sentito parlare. Tra due ore sarò a casa di un'amica speciale di cui quattro mesi fa ero all'oscuro dell'esistenza, con persone cresciute in un mondo di cui un anno fa avevo solo un'idea formata attraverso i media. Come cambia la vita in 366 giorni... 
Guardandomi indietro, oltre a notare una serie di eventi che hanno lasciato un segno indelebile in me, vedo la mia famiglia, a cui, in questo periodo di feste più che mai, realizzo di volere un bene immenso. Sono fortunata ad avere una famiglia come la mia che mi ha permesso di vivere questa esperienza e persone che, pur essendo a migliaia di chilometri di distanza, continuano a sostenermi. A loro in particolare auguro un buon anno dal profondo del mio cuore. 
Sono fortunata ad avere due famiglie e due vite in due paesi diversi! 
Questi ultimi quattro mesi del 2012 sono stati meravigliosi; i primi 6 del 2013 saranno anche meglio!
BUON ANNO ITALIA, BUON ANNO AMERICA (in a while)!

Izzy, you deserve a note only for you, if you're reading my blog: happy 2013, American friend! I love you! :)

martedì 27 novembre 2012

Thanksgiving week

"Please, stop thinking in English!", dissi al mio cervello nel tentativo di scrivere questo post. Pensare in inglese è davvero pazzesco (e ancor di più lo è esserne capaci sia in inglese che in italiano), ma quando si tratta di dover scrivere in italiano la faccenda si complica, perchè il mio cervello, richiedendo giustamente un po' di tempo per modificare l'impostazione "lingua", continua a dare alla luce frasi in inglese, pur essendo la pagina bianca del blog già pronta per essere riempita di tante belle parole italiane.
Ora che la mia mente ha finalmente metabolizzato il cambio di lingua, sono definitivamente ready per iniziare la narrazione. 
Avete presente il thanksgiving, quella tipica festa americana che spesso riempie gli schermi televisivi di tacchini ripieni, famiglie riunite e giochi di società? Bene, quest'anno ho avuto la fortuna di viverlo da attrice, anzichè da spettatrice.
Volendo rendervi partecipi dell'intera thanksgiving week, partirò col raccontarvi di lunedì e martedì, ultimi due giorni di scuola prima del thanksgiving break, tanto attesi perchè gli unici early release days dell'anno, ossia giorni in cui si esce alle 11. Avendo soltanto tre ore, ogni blocco vieni ridotto a soli 40 minuti, che volano in un batter d'occhio rispetto ai soliti 75. Approfittando del tanto tempo a disposizione e dell'assenza di compiti (più per la prima ragione che per la seconda, dal momento che, pur avendoli, posso quasi sempre permettermi di svagarmi), entrambi i pomeriggi sono uscita con le mie migliori amiche americane Anna e Izzy, il che mi ha fatto davvero piacere perchè, oltre alla questione divertimento, mi ha fatto sentire parte integrante delle loro vite. Credo che questa sensazione sia data più che altro dal fatto che la decisione di uscire è nata da tutte e tre, non è partita solo da loro, che hanno poi pensato di invitare anche me. Mi sono sentita parte di qualcosa, qualcosa di cui ero e sono parte non perchè un'exchange student, ma perchè io come persona. In altri termini, a volte ci si sente trattati solo da exchange students e ci sembra di suscitare interesse solo perchè tali; con Anna e Izzy, però, e negli ultimi tempi con sempre più ragazzi, mi sento totalmente integrata poichè vengo considerata come persona nella sua interezza: exchange student ma anche tutto il resto!
Lunedì e martedì sono stati importanti anche perchè hanno segnato l'inizio della mia carriera da manager del team di nuoto. Il mio ruolo è sostanzialmente quello di aiutare l'allenatore, ma i miei compiti non sono ancora del tutto chiari: so che ho la responsabilità di segnare le presenze e di distribuire tavolette o altri oggetti quando necessario, ma per il resto la situazione è ancora nebulosa. 
In occasione del thanksgiving, mercoledì pomeriggio io e la mia host family ci siamo recati dalla sorella della mia mamma ospitante, che vive a Castine, piccola cittadina a due ore e mezza a nord di Portland, dove siamo rimasti fino a sabato mattina. Pur essendo molto isolato (niente internet e cellulare che non prende sempre), il posto è meraviglioso...d'altra parte la casa dei miei zii americani si affaccia proprio sull'oceano! Nonostante le fonti di divertimento scarseggino un po', ho passato tre giorni fantastici, soprattutto grazie alla presenza del simpaticissimo exchange student tedesco ospitato nove anni fa dai miei zii americani, che, lavorando per 6 mesi a Washington, DC, è passato a trovarli per le vacanze. Per quanto riguarda il giorno del Ringraziamento vero e proprio, devo ammettere di essere rimasta un po' delusa poichè tutta la giornata gira soltanto attorno alla cena: l'intera mattinata e parte del pomeriggio, infatti- a parte una mezz'oretta passata a guardare per TV la parata che si tiene ogni anno a New York-, sono stati dedicati a cucinare un pasto che abbiamo poi consumato alle 4 di pomeriggio nell'arco di un'ora. L'atmosfera creatasi una volta a tavola- con il buio fuori, i tanto attesi piatti tipicamente americani pronti per essere assaggiati e i parenti riuniti insieme (eravamo 15)-, però, mi è piaciuta. Pur realizzando di essere in compagnia di persone che poco più di due mesi fa erano perfette sconosciute, mi sono sentita a casa e parte di una grande e calorosa famiglia che in futuro sarà sempre pronta ad accogliermi. Dopo i dolci, di cui l'unico che mi è piaciuto è stato il mio tiramisù (le famose pies non fanno per me), abbiamo giocato a Just Dance con la Wii e a "Apples to Apples", un gioco di carte non troppo divertente...almeno finchè, dopo una buona mezz'ora passata senza ottenere nemmeno un punto, cominci a superare tutti, raggiungendo un inaspettato terzo posto! 

My Thanksgiving dinner


Ultimo momento memorabile della settimana è stato sabato sera, quando ho dato un "get-together" a casa mia in onore dei miei primi tre mesi negli USA. Sono davvero felice di averlo organizzato, sia perchè mi sono divertita tantissimo, soprattutto grazie alla presenza di due miei amici che fanno sbudellare dal ridere, sia perchè è stata un'occasione per legare di più al di fuori dell'ambiente scolastico. Io e mia sorella (ospitante) ne siamo rimaste talmente entusiaste che abbiamo deciso che d'ora in avanti ne daremo uno ogni mese, sempre in occasione dell'anniversario del mio arrivo in America. 
   

lunedì 12 novembre 2012

Loving the experience

E' passato un mese e mezzo dall'ultima volta che ho aggiornato. Un altro bellissimo mese e mezzo di questa fantastica vita americana. Ci sarebbero state tante cose da raccontare (la spirit week, l'homecoming, halloween, ecc.), ma la verità è che non mi sentivo ispirata e, a dirla tutta, tra blog e diario personale, ho optato per il secondo. Ora, però, in questa domenica mattina priva di qualsiasi programma -eccetto quello di vagare alla ricerca di cibo e di stare spaparanzata sul divano, alternando un'occhiatina al computer a un sorso di latte freddo-, sento la necessità di esprimere quello che provo.
Sono felice, sono felice e serena come non mai perchè amo la mia vita, amo ogni singolo aspetto di questa incredibile esperienza che mi sta arricchendo e cambiando radicalmente.
Amo Portland, città che, pur non essendo esteticamente favolosa, è la mia nuova città.
Amo la mia camera nel basement, che, seppur piccola, è la mia stanza, il mio ambiente.
Amo svegliarmi alle 5.55 in un letto caldo e morbido, quando fuori la temperatura si aggira attorno ai zero gradi.
Amo svegliarmi alle 5.55, col desiderio di poter dormire ancora un po' perchè la notte è passata troppo velocemente, ma motivata al pensiero che a breve mi aspetterà una dolce colazione a base di cappuccino fumante e muffin ai mirtilli.
Amo svegliarmi serena, senza quell'ansia causata dalla scuola, perchè consapevole che, nonostante qualche test, non ci saranno interrogazioni da scampare e professori da temere, ma ci sarà solo da guadagnare.
Amo camminare un quarto d'ora per raggiungere la fermata dello schoolbus, nel freddo mattutino, con scoiattoli che attraversano la strada saltellando per passare da un cortile all'altro delle numerose case presenti in questa zona.
Amo salire sullo schoolbus, dove, dopo il freddo patito nei 15 minuti precedenti, il mio corpo può finalmente riscaldarsi.
Amo la scuola, che mi permette di vivere.
Amo salutare sempre più persone nei corridoi, tra una lezione e l'altra.
Amo i miei amici, che, anche se pochi, sono i miei primi veri amici.
Amo la mia hfamily, che ormai considero la mia famiglia americana.
Amo parlare inglese tutti i giorni.
Amo l'accento americano...non c'è accento più bello!
Amo essere un'exchange student. Se solo lo potessi rimanere per sempre...
Amo quest'esperienza unica, che mi sta regalando momenti indimenticabili che porterò sempre nel mio cuore.   Amo la persona che sto diventando: più matura, più sicura di se stessa e più allegra. Mi sento diversa, mi vedo diversa e mi piaccio decisamente di più.
Amo essere così felice. Nonostante i momenti negativi, che ovviamente ci sono per tutti, la mia felicità è permanente: il solo pensiero di essere qui è sufficiente a farmi capire che nulla potrà veramente togliermi il sorriso.
Per la prima volta in tutta la mia vita mi sento davvero viva. Potrei andare avanti per ore a descrivere le mie emozioni, talmente intense e forti che forse non sarò mai in grado di riprodurre esattamente a parole. Spero comunque di essere riuscita a dare un'idea migliore di cosa quest'esperienza stia significando per me.

martedì 25 settembre 2012

First month in the US

24.08.12 --> 24.09.12

Un mese.

Un mese fa, a quest'ora, ero da poco atterrata a Newark, piena di paure, dubbi e insicurezze, ancora incredula di aver effettivamente lasciato casa e di aver salutato la mia famiglia, la cui immagine all'aeroporto, un secondo prima di allontanarmi, è impressa nella mia mente con un pennarello indelebile. Altrettanto indelebile è la sensazione provata in quel momento, una sensazione di spaesatezza totale, di vuoto dentro dovuto all'aver realizzato solo allora cosa significasse estirpare le proprie radici per andare verso l'ignoto, ignoto che ora è diventato una nuova sicurezza. Le mie sicurezze qui, dopo essere state smontate più volte, sono diventate la mia nuova famiglia e la scuola, ambienti in cui ogni giorno c'è qualcosa da imparare, scoprire e sperimentare. Uno degli aspetti più belli di questa esperienza, infatti, è proprio quello di lanciarsi in attività che mai si avrebbe pensato di poter provare. 
In questo mese ho vissuto tante nuove situazioni, alcune delle quali spiacevoli a cui mi sono comunque adattata, cercando sempre di considerare solo i lati positivi di ciò che stavo vivendo. In questo mese, probabilmente per la prima volta in tutta la mia vita, ho veramente vissuto, cogliendo ogni occasione, essendo il più estroversa possibile, al contrario di quanto il mio carattere suggerirebbe, per cercare di conoscere il maggior numero di persone incontrate lungo la mia strada, ognuna delle quali sarebbe potuta diventare importante nella mia vita -e alcune, se non lo sono ancora, lo stanno pian piano divenendo. Un altro aspetto interessante  di questa esperienza è che, ripartendo completamente da zero, si impara ad apprezzare ogni piccolo "successo": dalle due parole scambiate con la compagna di classe all'esercizio ben eseguito durante l'allenamento di soccer. Una delle sensazioni più incredibili è proprio quella data dall'osservare che giorno dopo giorno, successo dopo successo, si trova sempre più un posto all'interno del nuovo ambiente, un posto tutto per sè che nessuno potrà mai rubare. E' pazzesco come io, nonostante sia consapevole della mia posizione di "straniera", ancora inesperta della cultura americana e, ovviamente, della lingua, allo stesso tempo mi senta a casa, nel posto giusto al momento giusto. Probabilmente è grazie a questa sensazione, all'essere stata in grado di adattarmi così rapidamente, che non sono, con mio grande stupore, per niente homesick. Per il momento mi sto semplicemente godendo ogni singolo istante di questa mia nuova eccitante e sorprendente vita americana.   

lunedì 24 settembre 2012

New family, new life!

Pur essendo passate solo poco più di due settimane dall'ultima volta che ho aggiornato, mi sembra trascorso un grandissimo lasso di tempo, probabilmente perchè sono successe una miriade di cose, soprattutto in questa settimana, settimana che ha segnato il proseguimento della mia esperienza. Martedì pomeriggio, infatti, dopo aver temuto di dover cambiare città per trasferirmi in un paesino chiamato Gray considerato la feccia del Maine, dove mi avevano trovato una famiglia disposta a tenermi per tutto l'anno, mi sono stabilita a casa French, la famiglia di una mia compagna di soccer di 15 anni. La mia nuova famiglia, con cui mi sto trovando benissimo e che vive letteralmente a 3 minuti di macchina dalla precedente, è composta, oltre che da una hsister, da una hmom di 52 anni illustratrice e un hdad di 54 fotografo, il che è grandioso data la mia passione per la fotografia. La nuova casa, pur essendo piuttosto piccola, è favolosa, sia perchè colorata e ricca di oggetti artistici che la rendono davvero accogliente e calda, sia perchè, al contrario della precedente, è ordinata e pulita. Inoltre ho finalmente una stanza tutta per me nel basement! 
La bella notizia del mio trasferimento è stata accompagnata da quella terribile del cambio di scuola, fortunatamente non andato in porto. Dopo aver passato, tra lunedì pomeriggio e martedì mattina, un giorno tremendo, durante il quale sono scoppiata a piangere davanti sia alle mie compagne di soccer nel bel mezzo dell'allenamento sia alla mia counselor, la mia ex hmom è riuscita a far ragionare la mia coordinatrice, la quale voleva il mio trasferimento alla Casco Bay High School, scuola frequentata dalla mia nuova hsister, perchè ostinatamente convinta che la nuova famiglia abitasse nel distretto di quest'ultima -cosa totalmente falsa dal momento che a Portland non esistono distretti per le scuole-. Così sono rimasta alla Portland High, come in fin dei conti era stato stipulato nell'accordo di due settimane fa, secondo cui, se mi avessero trovato casa qui, oltre ovviamente a non trasferirmi in un'altra città, non avrei dovuto essere sottoposta a un traumatico cambio di scuola.
Per quanto riguarda la scuola, le giornate, composte da quattro blocchi, ognuno di circa un'ora e un quarto, si alternano tra blue days e white days, i colori della Portland High, la cui mascotte, se ancora non vi avessi informati, è il bulldog. Le materie dei giorni blu si susseguono nel seguente ordine: Pre-calculus, in cui stiamo studiando le basi di geometria analitica e rievocando nozioni di algebra, il tutto semplicissimo per me che l'ho già sperimentato in Italia; US&World History, in cui, dopo due settimane passate a svolgere progetti relativi all'11/09 e altro, ci stiamo incamminando verso lo studio della rivoluzione industriale, che in Italia sarebbe parte del programma di fine quarta o inizio quinta; Journalism, classe piuttosto noiosa solitamente; Environmental Science, in cui, anche in questo caso, non siamo ancora entrati nel vivo dell'ecologia, ma ci siamo semplicemente dedicati a scoprire come ogni parte di questa materia sia correlata alle altre. I giorni bianchi, invece, prevedono Study Hall, classe in cui si può studiare o fare qualsiasi altra cosa purchè in silenzio, English, il cui prof è positivamente pazzo e in cui, oltre a dedicarci alla lettura di un'opera teatrale, stiamo studiando la grammatica (questi americani sono più ignoranti di me la cui lingua madre non è l'inglese!!!), Foods, grazie al quale sto cercando di comprendere le strane misure americane, e French 5, la mia classe preferita perchè i miei compagni, che detengono il potere su Miss Green, l'insegnante, la quale sa meno francese di me, riescono sempre a convincerla a non dare compiti e a fare pochissimo durante la lezione, che io passo praticamente a ridere, sia per i loro tentativi di parlare francese sia per il loro comportamento. Entrambi i giorni ho il "second lunch", dalle 12.20 alle 12.55, mentre il primo è dalle 11.05 alle 11.30.
Per quanto riguarda le amicizie, sto conoscendo prevalentemente le ragazze della mia classe di francese e alcuni ragazzi al di fuori delle lezioni, ma le migliori sono le mie compagne di soccer, che hanno raggiunto il massimo della mia stima e del mio affetto sabato scorso, quando mi hanno organizzato un bonfire-festa di compleanno in ritardo a sorpresa con annessi regali e un biglietto di auguri gigante con dediche dolcissime. 

Fra due ore anche qui in America scatterà un mese dalla mia partenza, ricorrenza a cui dedicherò un post che spero di pubblicare domani.