martedì 27 novembre 2012

Thanksgiving week

"Please, stop thinking in English!", dissi al mio cervello nel tentativo di scrivere questo post. Pensare in inglese è davvero pazzesco (e ancor di più lo è esserne capaci sia in inglese che in italiano), ma quando si tratta di dover scrivere in italiano la faccenda si complica, perchè il mio cervello, richiedendo giustamente un po' di tempo per modificare l'impostazione "lingua", continua a dare alla luce frasi in inglese, pur essendo la pagina bianca del blog già pronta per essere riempita di tante belle parole italiane.
Ora che la mia mente ha finalmente metabolizzato il cambio di lingua, sono definitivamente ready per iniziare la narrazione. 
Avete presente il thanksgiving, quella tipica festa americana che spesso riempie gli schermi televisivi di tacchini ripieni, famiglie riunite e giochi di società? Bene, quest'anno ho avuto la fortuna di viverlo da attrice, anzichè da spettatrice.
Volendo rendervi partecipi dell'intera thanksgiving week, partirò col raccontarvi di lunedì e martedì, ultimi due giorni di scuola prima del thanksgiving break, tanto attesi perchè gli unici early release days dell'anno, ossia giorni in cui si esce alle 11. Avendo soltanto tre ore, ogni blocco vieni ridotto a soli 40 minuti, che volano in un batter d'occhio rispetto ai soliti 75. Approfittando del tanto tempo a disposizione e dell'assenza di compiti (più per la prima ragione che per la seconda, dal momento che, pur avendoli, posso quasi sempre permettermi di svagarmi), entrambi i pomeriggi sono uscita con le mie migliori amiche americane Anna e Izzy, il che mi ha fatto davvero piacere perchè, oltre alla questione divertimento, mi ha fatto sentire parte integrante delle loro vite. Credo che questa sensazione sia data più che altro dal fatto che la decisione di uscire è nata da tutte e tre, non è partita solo da loro, che hanno poi pensato di invitare anche me. Mi sono sentita parte di qualcosa, qualcosa di cui ero e sono parte non perchè un'exchange student, ma perchè io come persona. In altri termini, a volte ci si sente trattati solo da exchange students e ci sembra di suscitare interesse solo perchè tali; con Anna e Izzy, però, e negli ultimi tempi con sempre più ragazzi, mi sento totalmente integrata poichè vengo considerata come persona nella sua interezza: exchange student ma anche tutto il resto!
Lunedì e martedì sono stati importanti anche perchè hanno segnato l'inizio della mia carriera da manager del team di nuoto. Il mio ruolo è sostanzialmente quello di aiutare l'allenatore, ma i miei compiti non sono ancora del tutto chiari: so che ho la responsabilità di segnare le presenze e di distribuire tavolette o altri oggetti quando necessario, ma per il resto la situazione è ancora nebulosa. 
In occasione del thanksgiving, mercoledì pomeriggio io e la mia host family ci siamo recati dalla sorella della mia mamma ospitante, che vive a Castine, piccola cittadina a due ore e mezza a nord di Portland, dove siamo rimasti fino a sabato mattina. Pur essendo molto isolato (niente internet e cellulare che non prende sempre), il posto è meraviglioso...d'altra parte la casa dei miei zii americani si affaccia proprio sull'oceano! Nonostante le fonti di divertimento scarseggino un po', ho passato tre giorni fantastici, soprattutto grazie alla presenza del simpaticissimo exchange student tedesco ospitato nove anni fa dai miei zii americani, che, lavorando per 6 mesi a Washington, DC, è passato a trovarli per le vacanze. Per quanto riguarda il giorno del Ringraziamento vero e proprio, devo ammettere di essere rimasta un po' delusa poichè tutta la giornata gira soltanto attorno alla cena: l'intera mattinata e parte del pomeriggio, infatti- a parte una mezz'oretta passata a guardare per TV la parata che si tiene ogni anno a New York-, sono stati dedicati a cucinare un pasto che abbiamo poi consumato alle 4 di pomeriggio nell'arco di un'ora. L'atmosfera creatasi una volta a tavola- con il buio fuori, i tanto attesi piatti tipicamente americani pronti per essere assaggiati e i parenti riuniti insieme (eravamo 15)-, però, mi è piaciuta. Pur realizzando di essere in compagnia di persone che poco più di due mesi fa erano perfette sconosciute, mi sono sentita a casa e parte di una grande e calorosa famiglia che in futuro sarà sempre pronta ad accogliermi. Dopo i dolci, di cui l'unico che mi è piaciuto è stato il mio tiramisù (le famose pies non fanno per me), abbiamo giocato a Just Dance con la Wii e a "Apples to Apples", un gioco di carte non troppo divertente...almeno finchè, dopo una buona mezz'ora passata senza ottenere nemmeno un punto, cominci a superare tutti, raggiungendo un inaspettato terzo posto! 

My Thanksgiving dinner


Ultimo momento memorabile della settimana è stato sabato sera, quando ho dato un "get-together" a casa mia in onore dei miei primi tre mesi negli USA. Sono davvero felice di averlo organizzato, sia perchè mi sono divertita tantissimo, soprattutto grazie alla presenza di due miei amici che fanno sbudellare dal ridere, sia perchè è stata un'occasione per legare di più al di fuori dell'ambiente scolastico. Io e mia sorella (ospitante) ne siamo rimaste talmente entusiaste che abbiamo deciso che d'ora in avanti ne daremo uno ogni mese, sempre in occasione dell'anniversario del mio arrivo in America. 
   

lunedì 12 novembre 2012

Loving the experience

E' passato un mese e mezzo dall'ultima volta che ho aggiornato. Un altro bellissimo mese e mezzo di questa fantastica vita americana. Ci sarebbero state tante cose da raccontare (la spirit week, l'homecoming, halloween, ecc.), ma la verità è che non mi sentivo ispirata e, a dirla tutta, tra blog e diario personale, ho optato per il secondo. Ora, però, in questa domenica mattina priva di qualsiasi programma -eccetto quello di vagare alla ricerca di cibo e di stare spaparanzata sul divano, alternando un'occhiatina al computer a un sorso di latte freddo-, sento la necessità di esprimere quello che provo.
Sono felice, sono felice e serena come non mai perchè amo la mia vita, amo ogni singolo aspetto di questa incredibile esperienza che mi sta arricchendo e cambiando radicalmente.
Amo Portland, città che, pur non essendo esteticamente favolosa, è la mia nuova città.
Amo la mia camera nel basement, che, seppur piccola, è la mia stanza, il mio ambiente.
Amo svegliarmi alle 5.55 in un letto caldo e morbido, quando fuori la temperatura si aggira attorno ai zero gradi.
Amo svegliarmi alle 5.55, col desiderio di poter dormire ancora un po' perchè la notte è passata troppo velocemente, ma motivata al pensiero che a breve mi aspetterà una dolce colazione a base di cappuccino fumante e muffin ai mirtilli.
Amo svegliarmi serena, senza quell'ansia causata dalla scuola, perchè consapevole che, nonostante qualche test, non ci saranno interrogazioni da scampare e professori da temere, ma ci sarà solo da guadagnare.
Amo camminare un quarto d'ora per raggiungere la fermata dello schoolbus, nel freddo mattutino, con scoiattoli che attraversano la strada saltellando per passare da un cortile all'altro delle numerose case presenti in questa zona.
Amo salire sullo schoolbus, dove, dopo il freddo patito nei 15 minuti precedenti, il mio corpo può finalmente riscaldarsi.
Amo la scuola, che mi permette di vivere.
Amo salutare sempre più persone nei corridoi, tra una lezione e l'altra.
Amo i miei amici, che, anche se pochi, sono i miei primi veri amici.
Amo la mia hfamily, che ormai considero la mia famiglia americana.
Amo parlare inglese tutti i giorni.
Amo l'accento americano...non c'è accento più bello!
Amo essere un'exchange student. Se solo lo potessi rimanere per sempre...
Amo quest'esperienza unica, che mi sta regalando momenti indimenticabili che porterò sempre nel mio cuore.   Amo la persona che sto diventando: più matura, più sicura di se stessa e più allegra. Mi sento diversa, mi vedo diversa e mi piaccio decisamente di più.
Amo essere così felice. Nonostante i momenti negativi, che ovviamente ci sono per tutti, la mia felicità è permanente: il solo pensiero di essere qui è sufficiente a farmi capire che nulla potrà veramente togliermi il sorriso.
Per la prima volta in tutta la mia vita mi sento davvero viva. Potrei andare avanti per ore a descrivere le mie emozioni, talmente intense e forti che forse non sarò mai in grado di riprodurre esattamente a parole. Spero comunque di essere riuscita a dare un'idea migliore di cosa quest'esperienza stia significando per me.

martedì 25 settembre 2012

First month in the US

24.08.12 --> 24.09.12

Un mese.

Un mese fa, a quest'ora, ero da poco atterrata a Newark, piena di paure, dubbi e insicurezze, ancora incredula di aver effettivamente lasciato casa e di aver salutato la mia famiglia, la cui immagine all'aeroporto, un secondo prima di allontanarmi, è impressa nella mia mente con un pennarello indelebile. Altrettanto indelebile è la sensazione provata in quel momento, una sensazione di spaesatezza totale, di vuoto dentro dovuto all'aver realizzato solo allora cosa significasse estirpare le proprie radici per andare verso l'ignoto, ignoto che ora è diventato una nuova sicurezza. Le mie sicurezze qui, dopo essere state smontate più volte, sono diventate la mia nuova famiglia e la scuola, ambienti in cui ogni giorno c'è qualcosa da imparare, scoprire e sperimentare. Uno degli aspetti più belli di questa esperienza, infatti, è proprio quello di lanciarsi in attività che mai si avrebbe pensato di poter provare. 
In questo mese ho vissuto tante nuove situazioni, alcune delle quali spiacevoli a cui mi sono comunque adattata, cercando sempre di considerare solo i lati positivi di ciò che stavo vivendo. In questo mese, probabilmente per la prima volta in tutta la mia vita, ho veramente vissuto, cogliendo ogni occasione, essendo il più estroversa possibile, al contrario di quanto il mio carattere suggerirebbe, per cercare di conoscere il maggior numero di persone incontrate lungo la mia strada, ognuna delle quali sarebbe potuta diventare importante nella mia vita -e alcune, se non lo sono ancora, lo stanno pian piano divenendo. Un altro aspetto interessante  di questa esperienza è che, ripartendo completamente da zero, si impara ad apprezzare ogni piccolo "successo": dalle due parole scambiate con la compagna di classe all'esercizio ben eseguito durante l'allenamento di soccer. Una delle sensazioni più incredibili è proprio quella data dall'osservare che giorno dopo giorno, successo dopo successo, si trova sempre più un posto all'interno del nuovo ambiente, un posto tutto per sè che nessuno potrà mai rubare. E' pazzesco come io, nonostante sia consapevole della mia posizione di "straniera", ancora inesperta della cultura americana e, ovviamente, della lingua, allo stesso tempo mi senta a casa, nel posto giusto al momento giusto. Probabilmente è grazie a questa sensazione, all'essere stata in grado di adattarmi così rapidamente, che non sono, con mio grande stupore, per niente homesick. Per il momento mi sto semplicemente godendo ogni singolo istante di questa mia nuova eccitante e sorprendente vita americana.   

lunedì 24 settembre 2012

New family, new life!

Pur essendo passate solo poco più di due settimane dall'ultima volta che ho aggiornato, mi sembra trascorso un grandissimo lasso di tempo, probabilmente perchè sono successe una miriade di cose, soprattutto in questa settimana, settimana che ha segnato il proseguimento della mia esperienza. Martedì pomeriggio, infatti, dopo aver temuto di dover cambiare città per trasferirmi in un paesino chiamato Gray considerato la feccia del Maine, dove mi avevano trovato una famiglia disposta a tenermi per tutto l'anno, mi sono stabilita a casa French, la famiglia di una mia compagna di soccer di 15 anni. La mia nuova famiglia, con cui mi sto trovando benissimo e che vive letteralmente a 3 minuti di macchina dalla precedente, è composta, oltre che da una hsister, da una hmom di 52 anni illustratrice e un hdad di 54 fotografo, il che è grandioso data la mia passione per la fotografia. La nuova casa, pur essendo piuttosto piccola, è favolosa, sia perchè colorata e ricca di oggetti artistici che la rendono davvero accogliente e calda, sia perchè, al contrario della precedente, è ordinata e pulita. Inoltre ho finalmente una stanza tutta per me nel basement! 
La bella notizia del mio trasferimento è stata accompagnata da quella terribile del cambio di scuola, fortunatamente non andato in porto. Dopo aver passato, tra lunedì pomeriggio e martedì mattina, un giorno tremendo, durante il quale sono scoppiata a piangere davanti sia alle mie compagne di soccer nel bel mezzo dell'allenamento sia alla mia counselor, la mia ex hmom è riuscita a far ragionare la mia coordinatrice, la quale voleva il mio trasferimento alla Casco Bay High School, scuola frequentata dalla mia nuova hsister, perchè ostinatamente convinta che la nuova famiglia abitasse nel distretto di quest'ultima -cosa totalmente falsa dal momento che a Portland non esistono distretti per le scuole-. Così sono rimasta alla Portland High, come in fin dei conti era stato stipulato nell'accordo di due settimane fa, secondo cui, se mi avessero trovato casa qui, oltre ovviamente a non trasferirmi in un'altra città, non avrei dovuto essere sottoposta a un traumatico cambio di scuola.
Per quanto riguarda la scuola, le giornate, composte da quattro blocchi, ognuno di circa un'ora e un quarto, si alternano tra blue days e white days, i colori della Portland High, la cui mascotte, se ancora non vi avessi informati, è il bulldog. Le materie dei giorni blu si susseguono nel seguente ordine: Pre-calculus, in cui stiamo studiando le basi di geometria analitica e rievocando nozioni di algebra, il tutto semplicissimo per me che l'ho già sperimentato in Italia; US&World History, in cui, dopo due settimane passate a svolgere progetti relativi all'11/09 e altro, ci stiamo incamminando verso lo studio della rivoluzione industriale, che in Italia sarebbe parte del programma di fine quarta o inizio quinta; Journalism, classe piuttosto noiosa solitamente; Environmental Science, in cui, anche in questo caso, non siamo ancora entrati nel vivo dell'ecologia, ma ci siamo semplicemente dedicati a scoprire come ogni parte di questa materia sia correlata alle altre. I giorni bianchi, invece, prevedono Study Hall, classe in cui si può studiare o fare qualsiasi altra cosa purchè in silenzio, English, il cui prof è positivamente pazzo e in cui, oltre a dedicarci alla lettura di un'opera teatrale, stiamo studiando la grammatica (questi americani sono più ignoranti di me la cui lingua madre non è l'inglese!!!), Foods, grazie al quale sto cercando di comprendere le strane misure americane, e French 5, la mia classe preferita perchè i miei compagni, che detengono il potere su Miss Green, l'insegnante, la quale sa meno francese di me, riescono sempre a convincerla a non dare compiti e a fare pochissimo durante la lezione, che io passo praticamente a ridere, sia per i loro tentativi di parlare francese sia per il loro comportamento. Entrambi i giorni ho il "second lunch", dalle 12.20 alle 12.55, mentre il primo è dalle 11.05 alle 11.30.
Per quanto riguarda le amicizie, sto conoscendo prevalentemente le ragazze della mia classe di francese e alcuni ragazzi al di fuori delle lezioni, ma le migliori sono le mie compagne di soccer, che hanno raggiunto il massimo della mia stima e del mio affetto sabato scorso, quando mi hanno organizzato un bonfire-festa di compleanno in ritardo a sorpresa con annessi regali e un biglietto di auguri gigante con dediche dolcissime. 

Fra due ore anche qui in America scatterà un mese dalla mia partenza, ricorrenza a cui dedicherò un post che spero di pubblicare domani.    

venerdì 7 settembre 2012

First day of school!

Ebbene sì, oggi è stato il fatidico e tanto atteso primo giorno di high school americana! 
Stamattina, svegliatami alle 6.30 (o meglio alzatami alle 6.30 dato che, a causa di ansia e agitazione, il mio cervello si è riacceso molto prima) e preparatami, insieme a Julia e una sua amica sono andata a casa di Michaela, la migliore amica della mia hsister, la cui mamma, dopo aver scattato un'immancabile foto ricordo del primo giorno, ha portato a scuola tutte noi, compresa una ragazza che credo sia l'exchange student ospitata da Michaela. Arrivate alla PHS, proprio Michaela mi ha aiutata a trovare la mia Homeroom, una sorta di classe dalla durata di 15 minuti, durante la quale ci si confronta e si discute di argomenti relativi alla scuola...almeno credo! Sebbene di solito si tenga prima del pranzo, stamattina, essendo il primo giorno, l'abbiamo avuta dalle 8 alle 8.15, quarto d'ora in cui ho avuto l'occasione di conoscere Mr. Russo, insegnante molto gentile e simpatico a cui siamo affidati durante questo lasso di tempo. Trascorsi questi minuti fondamentali per cominciare bene la giornata, tutti i juniors e i seniors si sono radunati in auditorium, dove ho finalmente incontrato Lorenzo, altro exchange student italiano, e dove la preside, altro personale e alcuni esponenti maggiori del corpo studentesco hanno tenuto discorsi su vari argomenti, tra cui il regolamento scolastico e le norme di comportamento. Passata quest'ora e mezza alquanto noiosa, mi sono diretta alla Study Hall, classe in cui si possono svolgere compiti o fare qualsiasi altra cosa purchè in silenzio. Durante quest'ora, non avendo niente da perdere, mi sono recata dalla student counselor per chiederle sia di correggere il mio nome nella schedule (avevano scritto Catrina anzichè Caterina -.-") sia di poter passare da junior a senior visto che Lorenzo è un senior. Non mi ha dato una risposta definitiva ma credo sia affermativa perchè, dopo averle spiegato che avevo già frequentato tre anni di superiori e non due come pensava lei, ha trovato la mia richiesta ragionevole. Finita Study Hall è arrivato il momento di Pre-calculus, classe che ho in comune con tre ragazze della mia squadra di soccer. Dopo una breve presentazione, il prof ci ha fatto svolgere alcuni esercizi di analitica in realtà semplicissimi, ma che ho trovato piuttosto difficili sia perchè, dopo un'estate di nulla facenza, non mi ricordavo assolutamente niente del programma di matematica dell'anno scorso, sia perchè non riuscivo a capire nulla delle consegne a causa dei termini completamente diversi: per esempio, coefficiente angolare in inglese è slope, parola di cui a intuito non avrei mai potuto comprendere il significato! Terminata finalmente quest'ora di completa spaesatezza, sensazione nuova per me che ho sempre capito tutto, è stato il turno di Foods, materia in cui studieremo gli alimenti e, nelle ore di laboratorio, cucineremo alcuni piatti (incluso il tacchino del Thanksgiving Day), che potremo mangiare per pranzo, dal momento che la nostra mezz'ora per il Lunch è subito dopo. Il mio pranzo di oggi ha compreso solamente un begel (non so se si scriva così), una specie di pane a forma di doughnut, che, su suggerimento della commessa, ho fatto farcire con formaggio spalmabile e pezzi di mela (in realtà, nonostante avessi udito un "apple" in lontananza, non avevo idea di cosa si trattasse)...il secondo pasto peggiore dopo quello offerto da Lufthansa! Alla PHS la maggioranza dei ragazzi esce da scuola e compra il cibo in un qualche negozio nelle vicinanze, così oggi, essendomi aggregata a una mia compagna di soccer e a delle sue amiche, ho fatto lo stesso.
Rientrata a scuola, ho concluso la giornata in bellezza: con una fantastica lezione di French 5! Malgrado sia il livello più alto di francese, mi sembra di essere tornata in seconda media, quando imparai per la prima volta a porre domande con "qu'est-ce que...", di cui i miei compagni ignorano, o quasi, l'esistenza! Per quanto riguarda francese, dunque, non devo preoccuparmi! Devo dire, però, che se continua così, e continuerà così,  è parecchio noioso! 
Conclusasi la mia giornata scolastica, ho avuto una partita contro la Deering High School, la scuola che avrei dovuto frequentare io, acerrima nemica della Portland High.

mercoledì 5 settembre 2012

First 10 days in America!

I have so much to tell that I don't know where to start!
Forse conviene cominciare dal giorno del mio arrivo a Portland. Avendo il volo alle 11.19, sono partita dall'Hampton Inn, l'hotel in cui abbiamo soggiornato durante i 3 giorni a New York, con l'ultimo pullman, quello delle 8. Dopo aver effettuato il check-in (un check-in fai da te) con l'aiuto di Roberta, ho aspettato 2 ore l'imbarco, previsto per le 10.44, con Marco, exchange student in Missouri, il cui gate era vicinissimo al mio. Con l'ansia a mille, sia perchè era la prima volta che prendevo l'aereo da sola sia perchè a breve avrei incontrato la famiglia ospitante, sono salita su un aereo minuscolo, talmente piccolo che ci hanno fatto imbarcare anche il bagaglio a mano. A causa di un'improvvisa pioggia, siamo decollati con mezz'ora di ritardo, ma nonostante ciò, sono giunta a Portland abbastanza in orario. Ad attendermi all'aeroporto c'erano il fratello e la mamma che mi hanno subito accompagnata all'allenamento di soccer per incontrare la sorella di 16 anni e la squadra, ma soprattutto per farmi conoscere l'allenatore, il quale è stato davvero gentilissimo! Dopo aver pranzato in un diner che si affaccia sul porto e avermi velocemente mostrato la città dalla jeep della mamma (una jeep senza portiere nè tetto...uno di questi giorni devo fotografarla!), insieme alla sorella di 19 anni siamo andate in un maneggio dove entrambe le sorelle hanno fatto del volontariato in passato. Dal momento che in casa, non essendo Francesca ancora partita per il college, il mio letto era occupato, la sera, come tutte le sere fino a giovedì 30, sono andata a dormire da Julie, un'amica della mamma con una figlia di 6 anni e un cane molto puccioso chiamato Pesto. 
A parte gli allenamenti di soccer, grazie a cui ho conosciuto alcune ragazze, fino a giovedì non ho fatto nient'altro, il che mi ha provocato una noia immensa, accompagnata da relativa nostalgia di casa! 
Giovedì sera Julie mi ha portato a visitare dei posti bellissimi sulla costa di South Portland, dove vive lei, mentre venerdì sera, giorno in cui mi sono trasferita definitivamente a casa Pasquali e giorno della mia prima partita di soccer, durante la quale però non ho giocato in quanto non mi sentivo e non mi sento tuttora pronta, ho assistito alla mia prima partita di baseball, che ho trovato piuttosto noiosa. Fortunatamente quelle 3 ore (sì, è durata proprio 3 ore!!!) sono state allietate dalla presenza di cibo (siamo rimasti tutto il tempo nell'area ristorazione) e di alcuni amici di famiglia, tra cui un certo John davvero pazzo e simpatico! 
Nel pomeriggio di sabato, giornata di grandissima homesick, nostalgia che non avevo ancora provato a quei livelli, io, Julia, little Vinnie, Jayne e sua cugina con la relativa figlia di 4 anni, siamo andati a Freeport, un paese tappezzato di negozi di marca, dove non ho comprato nulla perchè, oltre al fatto che era tutto abbastanza costoso, non ho trovato niente che mi piacesse veramente. Dopo aver cenato con una pizza, buona tra l'altro, alle 17.30 ed esserci riposati un po' a casa, attorno alle 20 io e miei hparents siamo andati da Walmart, supermercato enorme e alquanto dispersivo a causa della troppa varietà di prodotti, dove ho comprato il mio fantastico cellulare americano.  
Domenica pomeriggio e sera, in onore del compleanno della mamma, che cadeva proprio in quella giornata, della nonna, che era lunedì, e mio, oggi (o ieri per chi è in Italia), siamo andati a un barbecue a casa della cugina, per la prima parte del quale, essendoci solo bambini, mi sono annoiata parecchio. Fortunatamente, però, più tardi è arrivato un ragazzo della mia età, invitato apposta dal mio hdad, con cui ho parlato tantissimo e con cui sto (forse) stringendo amicizia. 
Di ieri rilevante è solo l'allenamento di soccer, che è stato veramente duro, e oggi, nonostante sia il mio compleanno, tranne per la cena (alle 17!!!) con Julie e sua figlia, il che ha occupato soltanto un'ora, non ho fatto assolutamente nulla, nemmeno calcio perchè nessuno mi poteva accompagnare. Al contrario domani sarà una giornata più piena: andrò a scuola per scegliere finalmente le materie e nel pomeriggio avrò una partita di soccer. 

    

domenica 2 settembre 2012

New York Minitrip

Finalmente, tra la risposta di un'email e l'altra e tra gli impegni della mia nuova vita americana, riesco ad aggiornare il blog, scrivendo in diretta da Portland, dove sono arrivata lunedì nel primo pomeriggio. Sebbene abbia molto da raccontare dei miei primi giorni in Maine, prima vorrei parlarvi della partenza e del ministay a New York, che, come d'altronde suggerisce il nome, è effettivamente e incredibilmente mini! 

Partita da Bologna alle 2.30 di notte di venerdì 24, sono arrivata a Malpensa con tutta tranquillità e, diciamolo, con largo anticipo. In effetti, giunta a destinazione verso le 5.30, ho impegnato quell'ultima ora rimastami prima dell'incontro con gli altri weppini in partenza facendo un'ultima colazione italiana (alquanto deludente tra l'altro: latte macchiato con pasta dolce che, oltre a non sapere di niente, sembrava salata!) insieme alla mia famiglia e impacchettando con una carta verde fluo la valigia, che, in questo modo, non avrei potuto non riconoscere! Scattate le 6.30 e riunitici tutti, insieme a Roberta, la ragazza della WEP che ci ha accompagnato durante il ministay, abbiamo effettuato il check-in, al termine del quale ci è stato concesso un ultimo quarto d'ora per salutare i nostri familiari, al che io, che solo in quel momento ho realizzato cosa significasse stare lontani da casa per 10 mesi e non riuscendo più a trattenermi, sono scoppiata a piangere. Passata questa breve crisi, che anche adesso a volte si ripresenta, il viaggio è filato liscio come l'olio, eccetto per i due pasti schifosi offerti da Lufthansa, i peggiori che abbia mai mangiato, e quel po' di noia scaturito da 8 ore e mezza di volo tra Francoforte e New York.

Per quanto riguarda il ministay al momento dell'adesione ci era stato detto che sarebbero stati 3 giorni, informazione da cui si deduce siano 3 giornate complete, mentre in realtà sono 2 e mezzo e, escludendo l'ultima notte e la mattina della partenza, solamente 2. In effetti il primo giorno, venerdì 24, siamo atterrati attorno alle 16 e, tra immigration e ritiro bagagli, siamo usciti dall'aeroporto alle 17 passate, quasi 17.30 direi, per poi aspettare una mezz'oretta buona l'arrivo del pullman, che, a quel punto, essendo troppo tardi per visitare anche Times Square, ci ha portati soltanto ai Jersey Grandes, un centro commerciale piuttosto grande, dove, oltre allo shopping, abbiamo avuto la nostra prima cena in suolo americano. Il giorno seguente, come del resto anche la domenica, è stato alquanto intenso, dal momento che era tutto concentrato in quei due giorni. Tra i luoghi visitati bisogna citare il quartier generale delle Nazioni Unite, la Grand Central Station (in entrambi i casi ci siamo fermati giusto per il tempo di una foto), Top of the Rock, un grattacielo dal cui 65° piano si può godere di una fantastica panoramica di New York, la 5th Avenue, Central Park, Greenwich Village e Soho, dove abbiamo cenato sabato sera (siamo andati da Wendy's in perfetto stile americano!), Flatiron Building, China Town and Little Italy (viste solo attraverso il finestrino del pullman!), Brooklyn Bridge e South Street Seaport, da cui, domenica nel primo pomeriggio, abbiamo preso una barca che, con la musica a palla, ha navigato su e giù l'Hudson River e attorno a Staten Island, il che ci ha permesso di ottenere un'ottima visuale della Statua della Libertà. Questa "boat ride" è stata la parte più divertente di tutto il ministay perchè, oltre al fatto che la musica era altissima, la barca navigava piuttosto velocemente facendo entrare un sacco d'acqua, soprattutto da dietro dove eravamo seduti noi. In più l'autista ce ne spruzzava altra. Risultato? Eravamo fradici! Infine, domenica sera, siamo finalmente andati a Times Square, la parte di New York che mi è piaciuta di più perchè piena di vita e colori, dove abbiamo cenato da Bubba Gump, un posto particolare interamente dedicato a Forrest Gump.

giovedì 23 agosto 2012

MENO UNO.

23 agosto. 

Un giorno alla partenza. 

La valigia, qui vicino a me ancora aperta, continua a guardarmi domandandomi se potrà essere chiusa una volta per tutte, se il suo peso rientrerà finalmente nei limiti imposti, se, insomma, potrà finalmente volare con me verso gli Stati Uniti. Ma io, nonostante abbia completato l'operazione "riempimento", continuo a rimandare il fatidico momento della verità, quello in cui la chiuderò e la poserò sulla bilancia, strumento alle volte davvero crudele. Dopodiché, se avrà passato questa prova, con la mia forza bruta, la trascinerò davanti alla porta, pronta per stanotte, quando sarà trasportata giù dalle scale e caricata in auto. 
A questo punto verrà il turno del bagaglio a mano, pronto anch'esso, eccetto per alcuni oggetti del beauty case, che, inevitabilmente, vanno inseriti all'ultimo minuto. 
Tutto è pronto o quasi, ma...io sono pronta? Forse sì, forse no. Penso che nessuno sia mai del tutto pronto ad affrontare un'esperienza simile, poichè, per quanto si provi a immaginare, non si riesce a sapere esattamente ciò che di preciso ci aspetterà. Sono pronta, però, a tirare fuori il meglio di me, a impegnarmi al massimo, a stringere i denti e a fare tutto ciò che è in mio potere fare affinchè questa esperienza dia alla luce i suoi frutti migliori. 

Tra 12 ore e mezza varcherò la soglia del mio appartamentino per mettermi in viaggio alla volta di Milano Malpensa, dove il ritrovo con gli altri studenti WEP è fissato per le 6.30. In sostanza, passerò la notte in bianco, a meno che un improvviso e letale colpo di sonno non mi permetta di dormicchiare un po' in macchina. Il primo volo che mi attende, con partenza alle 9 e arrivo alle 10.30, è Milano-Francoforte, da cui, dopo uno scalo di tre ore, alle 13.20, ripartirò con destinazione Newark, dove arriverò alle 15.50, ovvero le 21.50 italiane. Dopo i tre giorni a New York, lunedì alle 11.19 mi aspetta il volo per Portland, dove atterrerò alle 12.35. Fortunatamente non ho altri scali da sola; il solo pensiero mi avrebbe provocato un'ansia assurda dal momento che in totale ho preso solo 4 volte l'aereo, di cui la prima a gennaio, senza mai fare scalo. 

Oltre al fatto che il mio cervello si trova nello stato confusionale più assoluto, causa del mio non capire più nulla, per ora è tutto. 
Il prossimo post sarà in diretta dall'America! 

venerdì 17 agosto 2012

Una settimana!

Quante volte ho sognato di scrivere questo post, quante volte ho provato a immaginare come mi sarei sentita a una settimana prima della partenza, quante volte ho cercato di indovinare come avrei organizzato questi ultimi sette giorni in Italia... Congetture che ora svaniscono come nuvole per lasciare posto solo e soltanto alla realtà, una realtà che per la prima volta si materializza in tutta la sua interezza. 
Per quanto fino a qualche giorno fa fossi consapevole che venerdì 24 agosto sarei partita, questa data mi appariva ancora lontana e indefinita, quasi fosse offuscata dagli impegni che fino ad allora avevo in programma. Se durante il giorno la mia mente era occupata a pensare ad altro (la maggior parte delle mie energie mentali era destinata ai preparativi delle valigie, è vero, ma era come se quelle valigie sarebbero servite per un viaggio che ancora doveva essere programmato), e dunque il mio animo assolutamente tranquillo, di sera cominciava a sorgere un po' di ansia, che, sebbene cercassi di scacciare subito, si ripresentava di notte, provocando, come avevo già accennato nel post precedente, sonni disturbati. In questi ultimi giorni in cui posso dormire fino a mezzogiorno questa non ci voleva proprio, ma tant'è...
Stamattina, invece, mi sono svegliata con la consapevolezza che tra una settimana esatta mi troverò su un aereo diretto a Monaco, da cui il mio viaggio procederà per New York; che tra una settimana esatta avrò lasciato la mia casa, il mio paesino, Bologna, l'Italia, famiglia e amici, che, insomma, avrò lasciato tutte le mie certezze. Questo pensiero mi provoca una certa angoscia e paura, motivo per cui cerco di affrontarlo il meno possibile. E' anche vero che fa parte dell'esperienza, per cui, nonostante tutto, lo ignorerò e andrò avanti lo stesso, pronta per vivere un sogno inseguito da anni. Perchè sì, la paura, normale in un momento simile, pian piano svanirà, mentre la felicità di aver intrapreso questo percorso di crescita mi accompagnerà nel corso di tutta l'esperienza. Ci tengo a precisare che, malgrado queste sensazioni "negative", non mi sto affatto pentendo della mia scelta, anzi ne sono sempre più convinta. Emozioni come la paura e l'ansia sono importanti quanto la gioia e la felicità perchè è grazie ad esse che adesso riesco ad apprezzare ciò che ho qui: se provassi solo euforia non penserei ad altro che alla mia incredibile voglia di partire, senza soffermarmi un attimo a osservare ciò che lascio. 
Ma ora passiamo a informazioni più concrete. Non frequenterò la Deering high school bensì la Portland high perchè la mia hfamily ha pensato che avrei preferito andare nella stessa scuola di Julia, l'hsister di 16 anni, idea che approvo in pieno, sia perchè Julia mi potrà mostrare come funziona sia perchè la Portland high mi sembra nettamente migliore: offre un sacco di attività, sia sportive che intellettuali. Se volete darci un'occhiata questo è link http://www.phsbulldogs.org/files/Activities_Clubs_Sports_List2010.pdf, se invece volete curiosare nel sito, eccolo qui: http://www.phsbulldogs.org/. La scuola fortunatamente non comincerà il 4 ma il 6, perciò avrò una decina di giorni per ambientarmi un po'. L'orario scolastico va dalle 8 alle 14.10 tutti i giorni, tranne il mercoledì, in cui si esce alle 13.10. L'unica, piccola pecca della Portland high è che si trova proprio nel centro di Portland, quindi non potrò andarci a piedi, ma dovrò prendere il mitico schoolbus o farmi accompagnare da qualcuno. 
Infine, l'ultima novità è che Francesca, l'hsister di 19 anni, non vivrà a casa, ma al college, dove purtroppo si trasferirà proprio il giorno prima del mio arrivo. Mi ha detto, però, che cercherà di tornare il prima possibile, in modo da conoscermi e mostrarmi un po' la città. 




domenica 12 agosto 2012

Portland, MAINE

Come promesso, in questa domenica pomeriggio del 12 agosto 2012, con ancora il livello di felicità che supera le medie stagionali, mi ritrovo qui, davanti al mio bellissimo portatile, ad aggiornare il blog con un post che finalmente segnerà una svolta definitiva nella mia esperienza. 
Come sicuramente avrete intuito dal titolo, per i prossimi 10 mesi vivrò nel Maine, precisamente a Portland, la città più popolosa di questo stato che conta all'incirca 250000 abitanti. Per chi non lo sapesse il Maine si trova sulla costa est, al confine con il Canada, dunque a nord, motivo per cui il clima è rigido e nevoso in inverno, mentre mite in estate. Le temperature medie di Portland variano dai -11,4° delle minime di gennaio ai 26° delle massime di luglio, il tutto condito con abbondanti precipitazioni nevose nei mesi invernali (secondo Wikipedia tra novembre e marzo cadono mediamente 178,8 cm), che permettono alla città di detenere il primato, se si esclude l'Alaska, di centro marittimo più nevoso di tutti gli Stati Uniti, e piovose in quelli estivi. 
Per il momento vivrò a Deering Center, nella periferia di Portland, insieme alla mia famiglia ospitante temporanea -temporanea nel senso che mi ospiteranno finchè non si troverà una famiglia disposta a tenermi per tutti i 10 mesi-, la famiglia Pasquali, composta da Vincent Sr, hdad di 45 anni, Jayne, hmom di 39 anni, Francesca, hsister di 19 anni che frequenta il college ma vive a casa, Julia, hsister di 16 anni che frequenta la Portland high school, al contrario di me, che frequenterò la Deering high school, Vincent Jr, hbrother di 12 anni, e un cane. Come si può notare dal cognome hanno origini italiane e da quanto sono riuscita a scoprire finora sembrano molto legati alle tradizioni del nostro paese. Avendo ricevuto la notizia solo venerdì, non sono ancora molto in contatto con loro, perciò le informazioni di cui sono in possesso risalgono soltanto alla scheda inviata dalla CCI, da cui ciò che ho compreso immediatamente è che sono una famiglia molto sportiva. In questi 16 anni, quasi 17, di vita non sono stata il genere di ragazza che può essere definita"sportiva", sebbene in quest'ultimo anno e solo in quest'ultimo sia stata impegnata 4 giorni su 7 con danza. Però, visto che quella di vivere un anno negli States è un'esperienza unica, mi impegnerò per migliorare questa parte di me, per esempio provando a giocare a SOCCER. In realtà non so se la Deering high lo offre tra le attività sportive, ma lo spero vivamente perchè mi incuriosisce davvero. A proposito di scuola, la mia comincia il 4 settembre, il giorno del mio compleanno! Non ho mai trascorso un compleanno a scuola e direi proprio che la cosa non mi entusiasma particolarmente, soprattutto dato che si tratta del primo giorno in una scuola americana, dove non conoscerò nessuno e probabilmente capirò poco di quel che mi dicono. Sarà un compleanno indimenticabile, questo è certo! Cominciando la scuola il 4, devo essere a Portland una settimana prima, il 27, e dunque partire il 24 per il ministay a NY...ovvero fra 11 giorni! Tra meno di due settimane atterrerò sul suolo statunitense. 11 giorni non sono niente, eppure adesso mi sembra che non passino più, forse perchè vorrei arrivasse subito il momento per eliminare l'ansia pre-partenza, che, silenziosamente e cautamente, si è impadronita del il mio inconscio, causando sonni poco tranquilli. 
Per ora è tutto, appena avrò aggiornamenti vi farò sapere!

sabato 11 agosto 2012

How to get an American visa

Buongiorno, cari lettori!
Mi sento un po' in colpa per non aver aggiornato in tutto questo arco di tempo, soprattutto perchè, per quanto sia stata impegnata, avrei potuto trovare un momento per scrivere qualcosa, ma la voglia e l'ispirazione scarseggiano sempre, purtroppo. Ormai quasi 9 mesi fa ho creato questo blog con l'intenzione di annotare ogni singolo momento significativo e non di questa esperienza in modo tale sia da ricordare tutto negli anni a venire sia da aiutare i futuri exchange students, intenzione che finora non è stata totalmente rispettata, portando di conseguenza scarsi risultati agli obiettivi che mi ero posta. D'ora in avanti, però, visto l'avvicinarsi inesorabile della partenza, prometto che mi impegnerò ad aggiornare almeno due volte al mese. 
Terminata questa breve introduzione sulle mie cattive qualità di blogger, passiamo ai fatti che mi hanno visto protagonista durante questo mese e mezzo. 
Innanzitutto la conquista del visto! Il tanto atteso appuntamento al consolato americano è stato preceduto dal pagamento di due tasse, la tassa consolare di €136 e la tassa sevis di $182, ossia €142, e dalla compilazione del DS-160, il modulo per la richiesta del visto, nel quale, dopo aver riempito le numerose sezioni riguardati informazioni personali, bisogna rispondere a domande assurde che chiedono se ti rechi negli Stati Uniti per spacciare droga, uccidere il Presidente, e così via. Il tutto, nonostante appena ricevute le istruzioni mi fosse sembrato alquanto complicato, nel complesso si è rivelato abbastanza semplice, anche grazie alle indicazioni dettagliate fornite dalla WEP. Completata questa prima fase, il 13 luglio mi sono recata al consolato di Firenze, dove l'appuntamento previsto per le 8.45, orario a causa del quale mi sono dovuta alzare alle 6, ha in realtà avuto inizio con 10 minuti di anticipo: difatti, dal momento che già molti degli studenti WEP attesi erano arrivati, hanno cominciato a chiamarci all'interno dell'edificio. Specifico all'interno dell'edificio perchè dovete sapere che dentro all'ambasciata potevamo entrare solo noi ragazzi, chiamati uno per volta, senza borse nè altri accessori, ma semplicemente muniti dei documenti necessari. Mentre io passavo attraverso il metal detector, la busta che li conteneva è stata scannerizzata come succede in aeroporto al bagaglio a mano. A questo punto sono entrata in una sorta di sala d' attesa munita di quattro sportelli, simili a quelli delle poste ma molto più raffinati: dietro ai primi due si trovavano due impiegate incaricate di ritirarci il passaporto e prenderci le impronte, nel terzo un signore con cui non ho avuto il piacere di conversare e nel quarto il console, una donna americana davvero gentile. Non appena ha pronunciato il mio nome con quel fantastico accento americano, mi è stata subito simpatica! Il "colloquio" con lei è stato veramente breve: dopo avermi chiesto se i miei genitori avrebbero pagato il soggiorno, che lavoro svolgono e dove sarei andata negli States, con un bel sorriso stampato sul volto, mi ha ringraziata e salutata con un caloroso "arrivederci". In breve, sono entrata attorno alle 8.35 e uscita ai 50! 
Per quanto riguarda il resto non ho molto da raccontare. Oltre a informarvi di aver comprato un fantastico portatile pronto a volare con me negli USA, posso aggiungere di aver cominciato a preparare le valigie, preparazione che finora, se per le categorie "accessori" e "altro" della mia lista è stata quasi un successo, per la sezione "abbigliamento" non lo è stato. Effettivamente è piuttosto difficile decidere quali vestiti mettere in valigia quando ancora non si sa la destinazione e di conseguenza il clima che ti accompagnerà per 10 mesi. Da ieri, però, posso ufficialmente affermare di non avere più questo problema: ho ricevuto una famiglia temporanea, e dunque lo stato, che, al contrario, è definitivo! Ma di tutto ciò vi parlerò nel prossimo post che pubblicherò a brevissimo! :)       

martedì 19 giugno 2012

L'America è sempre più vicina!

Salve mondo! Chiedo umilmente perdono per non aver aggiornato il blog in questi 2 mesi, ma onestamente, oltre al fatto che le novità sono notevolmente scarseggiate, sono stata presa da altro. Innanzitutto dalla scuola. Non starò qui a parlare di quanto maggio sia stato peso, come immagino lo sarà stato per tutti voi, sia perchè questo blog non è nato per sopportare i miei sfoghi da studentessa stressata, sia perchè ormai, dopo 10 giorni dalla fine, non ho assolutamente intenzione di ricordare quegli orrendi momenti, che la mia mente non ha faticato a espellere immediatamente il pomeriggio dell'ultimo giorno. A proposito di ultimo giorno...che dire? Sinceramente me lo aspettavo diverso, sicuramente più commovente di quello che in realtà è stato. Pensavo che avrei provato una stretta allo stomaco nel lasciare quell'aula dove ho trascorso mesi e mesi e quei corridoi affollati che ho percorso tante volte, soprattutto per i momenti che all'interno di essi sono stati vissuti. Ma quel giorno, nonostante la mia consapevolezza che fosse l'ultimo e il mio costante ripetermi "questo non lo vedrò più, questa è l'ultima ora, ecc", sono stata particolarmente presa dalla gioia di liberarmi da una scuola che per me ultimamente era diventata una prigione. Ovviamente l'ambiente e le persone che la popolano mi mancheranno ma la scuola in sè per niente! Anzi, sono già disperata al pensiero che dovrò rimetterci piede in quinta! Ma tornando ad oggi...bene, le vacanze stanno procedendo alla grande, me le sto godendo a fondo e, sebbene vorrei che non finissero mai, la voglio di partire è ai massimi storici. Davvero, non sto più nella pelle! Per quanto riguarda la partenza c'è una grossa e recente novità: non andrò più a Spokane in quanto ci sono stati alcuni problemi, perciò la mia destinazione, nonchè la mia famiglia, è ancora ignota. Forse è proprio per questo che la mia voglia di partire è lievitata così tanto, perchè ora che non so più nulla la curiosità è tornata a farsi sentire, così come il poter fantasticare su ciò che mi accadrà nel giro di 2 mesi. Ebbene sì, ormai solo 2 mesi. Mi sembra incredibile pensare che finalmente, dopo anni di attesa, sia quasi arrivato il momento in cui il mio sogno prenderà vita. E' veramente incredibile... e incredibile è anche come, nel giro di 2 settimane, il mio desiderio di partire all'avventura abbia nuovamente e almeno per ora superato la tristezza di lasciare tutte le persone che ho qui. I primi saluti, infatti, non sono stati così drammatici, probabilmente anche perchè, per quanto riesca a immaginarmi il giorno della partenza, non mi rendo ancora perfettamente conto che quel giorno effettivamente arriverà. Allora credo proprio che sgorgherà un fiume di lacrime. Ma per adesso è meglio non pensarci e godersi quest'estate all'insegna del divertimento!

mercoledì 18 aprile 2012

Almost four months left!

Almost four months left, just four months...


Approfittando di questo insolito pomeriggio di calma (tutto merito dello scambio!) e di una vena ispiratrice che pulsa particolarmente, vorrei rendervi partecipi di ciò che sto provando emotivamente in questo preciso momento.


Il tempo mi sta letteralmente scivolando tra le mani senza che io possa rendermene conto, senza lasciarmi l'opportunità di apprezzare ogni singolo istante di ogni singolo giorno, che ora più che mai riserva sempre un ricordo, seppur piccolo e apparentemente insignificante, da portare nel cuore, da conservare in quei 10 mesi che trascorrerò lontano da casa, dalla mia famiglia, dai miei amici e dalla mia Italia. 
E' come se finora avessi vissuto in uno stato dormiente, continuando a condurre la vita di tutti i giorni, andando a scuola, studiando, uscendo, costantemente consapevole che sarei partita, ma mai abbastanza per comprendere a fondo che da un momento all'altro mi sarei svegliata, sarei salita su un aereo e mi sarei ritrovata catapultata dall'altra parte del mondo. 
Tutto questo fino a oggi.
Oggi ho improvvisamente aperto gli occhi e il mio cuore è stato ed è tuttora attraversato da una miriade di emozioni. Sarà lo scambio, sarà l'orientation imminente, due avvenimenti che mi hanno permesso di capire che, per quanto un evento tanto desiderato sembri lontano anni luce, prima o poi arriva, per fortuna o purtroppo, più prima che poi. E così eccomi qui, con una consapevolezza finora sconosciuta di quanto la partenza sia vicina, di quanto questi quattro mesi passeranno ancora più velocemente dei quattro precedenti. Man mano che il tempo scorre la voglia di partire cresce inesorabilmente e in modo direttamente proporzionale alla paura. Perchè sì, io ho paura. Si tratta di una paura bizzarra, particolare, non di quelle paure che ti impediscono di agire: si potrebbe definire un senso di vuoto che prende il mio stomaco ogni qualvolta mi immagino al momento dei saluti, del decollo o dell'incontro con la mia host mum. 
Ma nonostante ciò sono contenta, contenta di poter provare emozioni così opposte in uno stesso momento perchè mi fanno sentire più viva che mai. 

sabato 7 aprile 2012

Spokane, WA

Salve gente! Dal momento che non scrivo da parecchio ho davvero un sacco di novità su cui aggiornarvi. Come si può intuire dal titolo non andrò nel Vermont, non perchè la famiglia non mi volesse più, anzi, ma solo perchè la pratica è stata finita prima da un'altra famiglia che vive a Spokane, Washington State.. completamente dall'altra parte degli Stati Uniti! La famiglia è composta semplicemente da una signora pensionata di 64 anni, che ha già ospitato ben 14 ragazzi, un barboncino e due gatti. A essere sincera inizialmente non l'ho presa benissimo, ma adesso che mi sono abituata all'idea non vedo l'ora di partire! In più ho scoperto che Ann, la mia host-mum, ha molti nipoti sulla ventina, una con una figlia di 4 anni e uno già sposato, alcuni dei quali vivono a Spokane mentre altri fuori città, quindi, anche se non avrò host sisters/brothers, potrò contare sulla loro compagnia. 
Spokane si trova a circa 5 ore da Seattle ed una città di 200.000 abitanti, quindi le dimensioni dovrebbero essere simili a quelle di Bologna.
La mia scuola sarà la University High School, che si trova a due passi da casa, un sogno che diventa realtà per me che tutti i giorni impiego più di un'ora di autobus per arrivare a scuola! L'orario scolastico va dalle 7.40 il lunedì, il mercoledì e il venerdì e dalle 8.15 il martedì e il giovedì fino alle 14.15. Grazie a Bes, la studentessa che Ann sta ospitando adesso, ho anche scoperto che la U-high prevede come uniche materie obbligatorie inglese e storia americana, nemmeno matematica come di solito accade nelle altre scuole!!! Avendo a disposizione altre 4 materie tra cui scegliere (in totale sono solo 6) prenderò sicuramente francese e tedesco, fondamentali per me che frequento il linguistico, e qualche altra materia tipicamente americana, come fotografia, cucina, ecc. Non penso che sceglierò matematica perchè, anche se da un lato mi aiuterebbe a tenere in esercizio la mente, il programma, per quanto possa essere simile a quello italiano, sarà certamente più semplice, quindi credo mi farò inviare dalla mia prof o dai miei compagni gli appunti sugli argomenti italiani e mi eserciterò da sola......forse! Per quanto riguarda gli sport devo dire che non mi ispirano molto a parte soccer per le ragazze in autunno e tennis in primavera (sono organizzati a seconda delle stagioni: in autunno cross country, American football, volleyball, slow-pitch softball e soccer per le ragazze, in inverno wrestling, basketball e gymnastics, in primavera track&field, soccer per i ragazzi, fast-pitch softball, tennis e golf). E' vero che non vado proprio pazza per gli sport, ma mi aspettavo di trovarne almeno uno più artistico, danza per esempio, che faccio già ora. La scuola comincerà per il 4 o il 6 di settembre quindi partirò verso fine agosto.
Ann mi ha anche parlato delle attività che Merle, la coordinatrice locale, organizza per gli exchange students a lei affidati: poco dopo il mio arrivo passeremo un week-end nella sua casa sul lago e molto probabilmente sua figlia o suo marito ci permetterà di fare una gita in barca; a novembre, dopo una giornata all'insegna del pattinaggio, andremo a mangiare la pizza, o meglio qualcosa che vuole assomigliare a una pizza; infine, in gennaio, faremo del paperwork per la CCI (cos'è??) e andremo un giorno a sciare (a circa un'ora di distanza da Spokane ci sono piste da sci). 
Per quanto riguarda scuola e famiglia penso di aver detto tutto, ora passiamo velocemente al resto. Il 18 marzo si è svolto a Milano il raduno degli exchage students wep nordisti organizzato da noi, quindi non ufficiale. All'orientation invece mancano solo 2 settimane! Non vedo l'ora di ri-incontrare i ragazzi che ho già conosciuto e di incontrare per la prima volta tutti gli altri. Infine, anche se non c'entra con l'America, siamo a -una settimana allo scambio!!! :D

domenica 26 febbraio 2012

Host family? Yes, please!

Vi soffermate mai a pensare al tempo, al suo scorrere inesorabile? Sarà il periodo, sarà la mia fragile condizione da futura exchange student, ma non vi è giorno in cui io non fermi per un attimo la mia vita per rifletterci, per contare i mesi, i giorni, le ore e i minuti che mancano alle vacanze di Pasqua, allo scambio con la Svezia che farò in aprile, alle vacanze estive e, soprattutto, alla partenza. Sembra incredibile, eppure da quel fatidico 26 ottobre, giorno in cui è iniziato il mio countdown, sono già trascorsi 4 mesi ed ora solo 6, che fra poco diventeranno 5, mi separano dalla realizzazione del mio sogno. Solo 6 mesi. Se ci penso razionalmente mi sembrano niente in confronto ai 3 anni che ho aspettato finora, ma talvolta la pazienza, quella che dovrebbe anche permettermi di assaporare ogni singolo istante rimastomi qui in Italia, lascia posto a un' insanabile brama di partire, negli ultimi giorni accentuata ancor di più dall'arrivo di importanti novità...     
Vi ricordate l'ultimo post, in cui dicevo che mi si prospettava davanti un periodo di lunghissima attesa prima di avere qualche notizia dall'America? Beh, a quanto pare non dovrò aspettare ancora molto perchè...una famiglia del Vermont è interessata a me! Dato che non è ufficiale che venga ospitata da loro, in quanto, nonostante abbiano richiesto di prendermi, i coordinatori devono svolgere non so quali pratiche, preferisco non aggiungere altro. Per il momento volevo semplicemente rendervi partecipi delle immense emozioni che ho provato nell'ultima settimana, da quando, domenica scorsa, mi ha aggiunto su facebook quella che potrebbe essere la mia futura host sister. Da ottobre a oggi le sensazioni provate sono state tante e tante, ancora più grandi, lo saranno nei prossimi mesi, ma fino a oggi quella di domenica è stata la più intensa, così intensa che l'istante immediatamente successivo aver accettato la sua richiesta di amicizia, le mani hanno cominciato a tremarmi e i miei occhi si sono velati di lacrime. Può sembrarvi sciocco, ma per un'exchange student ricevere la famiglia ospitante è un momento di grande commozione. 
Spero proprio che la CCI non si faccia attendere troppo prima di annunciare la sentenza definitiva alla mia quasi-host family; io ho bisogno di sapere, ho bisogno della conferma che tutte le fantasie elaborate finora su quella famiglia, a cui già mia sono affezionata e che sembra perfetta per me, possano realizzarsi. 
Concludo annunciandovi l'altra novità: l'orientation weekend organizzato dalla WEP per istruire tutti gli exchange students sull'esperienza americana si terrà il 20-21-22 aprile, proprio la settimana in cui ospiterò il mio corrispondente svedese! Per fortuna probabilmente riuscirò comunque a partecipare, anche se mi dispiace tantissimo per Max (lo svedese), che dovrà essere sfrattato da casa mia per 2 giorni.

sabato 21 gennaio 2012

Placing organization

Purtroppo, più a causa di scarsa ispirazione che di tempo, mi riduco ad aggiornare il blog un mese dopo la pubblicazione del primo post, nonostante inizialmente mi fossi ripromessa di scrivere più spesso. D'ora in avanti cercherò di migliorare, anche perchè se sono così poco frequente adesso non oso immaginare che fine farà questo blog una volta arrivata in America. 
Di questo mese ci sarebbero tante cose da raccontare -l'ultimo Natale italiano, il primo viaggio aereo per andare nella bellissima Londra, dove ho passato il 31 dicembre più fantastico di tutti (i fuochi londinesi sono uno spettacolo imperdibile!!), ecc.- ma considerando lo scopo principale per cui è nato questo blog non posso che andare al sodo, all'arrivo di un'importante novità sul fronte America. La novità consiste nell'aver ricevuto l'associazione partner, quella che si occuperà di me durante la mia permanenza negli States, il che significa principalmente che le ricerche della host family sono cominciate!!! :D Pensare che d'ora in poi il mio dossier (in sostanza un insieme di fogli su di me, i miei interessi, i risultati scolastici, la salute, ecc) passerà tra le mani di tante famiglie, tra cui ci sarà quella GIUSTA, quella con cui il mio destino si incrocerà, mi elettrizza veramente tanto! 
L'associazione in questione si chiama CCI e opera in tutti gli stati degli USA, perciò potrei capitare anche in Alaska o alle Hawaii, sebbene preferirei in un piccolo paesino del centro dove si respiri il classico spirito americano. Ovviamente alla fine va bene tutto, non è la destinazione la parte fondamentale dell'esperienza. 
Ora che l'associazione partner è stata svelata si prospetta la luuuunga attesa della famiglia (lunga perchè potrei riceverla anche 10 giorni prima della partenza!), che però spero non si faccia attendere troppo.