giovedì 23 agosto 2012

MENO UNO.

23 agosto. 

Un giorno alla partenza. 

La valigia, qui vicino a me ancora aperta, continua a guardarmi domandandomi se potrà essere chiusa una volta per tutte, se il suo peso rientrerà finalmente nei limiti imposti, se, insomma, potrà finalmente volare con me verso gli Stati Uniti. Ma io, nonostante abbia completato l'operazione "riempimento", continuo a rimandare il fatidico momento della verità, quello in cui la chiuderò e la poserò sulla bilancia, strumento alle volte davvero crudele. Dopodiché, se avrà passato questa prova, con la mia forza bruta, la trascinerò davanti alla porta, pronta per stanotte, quando sarà trasportata giù dalle scale e caricata in auto. 
A questo punto verrà il turno del bagaglio a mano, pronto anch'esso, eccetto per alcuni oggetti del beauty case, che, inevitabilmente, vanno inseriti all'ultimo minuto. 
Tutto è pronto o quasi, ma...io sono pronta? Forse sì, forse no. Penso che nessuno sia mai del tutto pronto ad affrontare un'esperienza simile, poichè, per quanto si provi a immaginare, non si riesce a sapere esattamente ciò che di preciso ci aspetterà. Sono pronta, però, a tirare fuori il meglio di me, a impegnarmi al massimo, a stringere i denti e a fare tutto ciò che è in mio potere fare affinchè questa esperienza dia alla luce i suoi frutti migliori. 

Tra 12 ore e mezza varcherò la soglia del mio appartamentino per mettermi in viaggio alla volta di Milano Malpensa, dove il ritrovo con gli altri studenti WEP è fissato per le 6.30. In sostanza, passerò la notte in bianco, a meno che un improvviso e letale colpo di sonno non mi permetta di dormicchiare un po' in macchina. Il primo volo che mi attende, con partenza alle 9 e arrivo alle 10.30, è Milano-Francoforte, da cui, dopo uno scalo di tre ore, alle 13.20, ripartirò con destinazione Newark, dove arriverò alle 15.50, ovvero le 21.50 italiane. Dopo i tre giorni a New York, lunedì alle 11.19 mi aspetta il volo per Portland, dove atterrerò alle 12.35. Fortunatamente non ho altri scali da sola; il solo pensiero mi avrebbe provocato un'ansia assurda dal momento che in totale ho preso solo 4 volte l'aereo, di cui la prima a gennaio, senza mai fare scalo. 

Oltre al fatto che il mio cervello si trova nello stato confusionale più assoluto, causa del mio non capire più nulla, per ora è tutto. 
Il prossimo post sarà in diretta dall'America! 

venerdì 17 agosto 2012

Una settimana!

Quante volte ho sognato di scrivere questo post, quante volte ho provato a immaginare come mi sarei sentita a una settimana prima della partenza, quante volte ho cercato di indovinare come avrei organizzato questi ultimi sette giorni in Italia... Congetture che ora svaniscono come nuvole per lasciare posto solo e soltanto alla realtà, una realtà che per la prima volta si materializza in tutta la sua interezza. 
Per quanto fino a qualche giorno fa fossi consapevole che venerdì 24 agosto sarei partita, questa data mi appariva ancora lontana e indefinita, quasi fosse offuscata dagli impegni che fino ad allora avevo in programma. Se durante il giorno la mia mente era occupata a pensare ad altro (la maggior parte delle mie energie mentali era destinata ai preparativi delle valigie, è vero, ma era come se quelle valigie sarebbero servite per un viaggio che ancora doveva essere programmato), e dunque il mio animo assolutamente tranquillo, di sera cominciava a sorgere un po' di ansia, che, sebbene cercassi di scacciare subito, si ripresentava di notte, provocando, come avevo già accennato nel post precedente, sonni disturbati. In questi ultimi giorni in cui posso dormire fino a mezzogiorno questa non ci voleva proprio, ma tant'è...
Stamattina, invece, mi sono svegliata con la consapevolezza che tra una settimana esatta mi troverò su un aereo diretto a Monaco, da cui il mio viaggio procederà per New York; che tra una settimana esatta avrò lasciato la mia casa, il mio paesino, Bologna, l'Italia, famiglia e amici, che, insomma, avrò lasciato tutte le mie certezze. Questo pensiero mi provoca una certa angoscia e paura, motivo per cui cerco di affrontarlo il meno possibile. E' anche vero che fa parte dell'esperienza, per cui, nonostante tutto, lo ignorerò e andrò avanti lo stesso, pronta per vivere un sogno inseguito da anni. Perchè sì, la paura, normale in un momento simile, pian piano svanirà, mentre la felicità di aver intrapreso questo percorso di crescita mi accompagnerà nel corso di tutta l'esperienza. Ci tengo a precisare che, malgrado queste sensazioni "negative", non mi sto affatto pentendo della mia scelta, anzi ne sono sempre più convinta. Emozioni come la paura e l'ansia sono importanti quanto la gioia e la felicità perchè è grazie ad esse che adesso riesco ad apprezzare ciò che ho qui: se provassi solo euforia non penserei ad altro che alla mia incredibile voglia di partire, senza soffermarmi un attimo a osservare ciò che lascio. 
Ma ora passiamo a informazioni più concrete. Non frequenterò la Deering high school bensì la Portland high perchè la mia hfamily ha pensato che avrei preferito andare nella stessa scuola di Julia, l'hsister di 16 anni, idea che approvo in pieno, sia perchè Julia mi potrà mostrare come funziona sia perchè la Portland high mi sembra nettamente migliore: offre un sacco di attività, sia sportive che intellettuali. Se volete darci un'occhiata questo è link http://www.phsbulldogs.org/files/Activities_Clubs_Sports_List2010.pdf, se invece volete curiosare nel sito, eccolo qui: http://www.phsbulldogs.org/. La scuola fortunatamente non comincerà il 4 ma il 6, perciò avrò una decina di giorni per ambientarmi un po'. L'orario scolastico va dalle 8 alle 14.10 tutti i giorni, tranne il mercoledì, in cui si esce alle 13.10. L'unica, piccola pecca della Portland high è che si trova proprio nel centro di Portland, quindi non potrò andarci a piedi, ma dovrò prendere il mitico schoolbus o farmi accompagnare da qualcuno. 
Infine, l'ultima novità è che Francesca, l'hsister di 19 anni, non vivrà a casa, ma al college, dove purtroppo si trasferirà proprio il giorno prima del mio arrivo. Mi ha detto, però, che cercherà di tornare il prima possibile, in modo da conoscermi e mostrarmi un po' la città. 




domenica 12 agosto 2012

Portland, MAINE

Come promesso, in questa domenica pomeriggio del 12 agosto 2012, con ancora il livello di felicità che supera le medie stagionali, mi ritrovo qui, davanti al mio bellissimo portatile, ad aggiornare il blog con un post che finalmente segnerà una svolta definitiva nella mia esperienza. 
Come sicuramente avrete intuito dal titolo, per i prossimi 10 mesi vivrò nel Maine, precisamente a Portland, la città più popolosa di questo stato che conta all'incirca 250000 abitanti. Per chi non lo sapesse il Maine si trova sulla costa est, al confine con il Canada, dunque a nord, motivo per cui il clima è rigido e nevoso in inverno, mentre mite in estate. Le temperature medie di Portland variano dai -11,4° delle minime di gennaio ai 26° delle massime di luglio, il tutto condito con abbondanti precipitazioni nevose nei mesi invernali (secondo Wikipedia tra novembre e marzo cadono mediamente 178,8 cm), che permettono alla città di detenere il primato, se si esclude l'Alaska, di centro marittimo più nevoso di tutti gli Stati Uniti, e piovose in quelli estivi. 
Per il momento vivrò a Deering Center, nella periferia di Portland, insieme alla mia famiglia ospitante temporanea -temporanea nel senso che mi ospiteranno finchè non si troverà una famiglia disposta a tenermi per tutti i 10 mesi-, la famiglia Pasquali, composta da Vincent Sr, hdad di 45 anni, Jayne, hmom di 39 anni, Francesca, hsister di 19 anni che frequenta il college ma vive a casa, Julia, hsister di 16 anni che frequenta la Portland high school, al contrario di me, che frequenterò la Deering high school, Vincent Jr, hbrother di 12 anni, e un cane. Come si può notare dal cognome hanno origini italiane e da quanto sono riuscita a scoprire finora sembrano molto legati alle tradizioni del nostro paese. Avendo ricevuto la notizia solo venerdì, non sono ancora molto in contatto con loro, perciò le informazioni di cui sono in possesso risalgono soltanto alla scheda inviata dalla CCI, da cui ciò che ho compreso immediatamente è che sono una famiglia molto sportiva. In questi 16 anni, quasi 17, di vita non sono stata il genere di ragazza che può essere definita"sportiva", sebbene in quest'ultimo anno e solo in quest'ultimo sia stata impegnata 4 giorni su 7 con danza. Però, visto che quella di vivere un anno negli States è un'esperienza unica, mi impegnerò per migliorare questa parte di me, per esempio provando a giocare a SOCCER. In realtà non so se la Deering high lo offre tra le attività sportive, ma lo spero vivamente perchè mi incuriosisce davvero. A proposito di scuola, la mia comincia il 4 settembre, il giorno del mio compleanno! Non ho mai trascorso un compleanno a scuola e direi proprio che la cosa non mi entusiasma particolarmente, soprattutto dato che si tratta del primo giorno in una scuola americana, dove non conoscerò nessuno e probabilmente capirò poco di quel che mi dicono. Sarà un compleanno indimenticabile, questo è certo! Cominciando la scuola il 4, devo essere a Portland una settimana prima, il 27, e dunque partire il 24 per il ministay a NY...ovvero fra 11 giorni! Tra meno di due settimane atterrerò sul suolo statunitense. 11 giorni non sono niente, eppure adesso mi sembra che non passino più, forse perchè vorrei arrivasse subito il momento per eliminare l'ansia pre-partenza, che, silenziosamente e cautamente, si è impadronita del il mio inconscio, causando sonni poco tranquilli. 
Per ora è tutto, appena avrò aggiornamenti vi farò sapere!

sabato 11 agosto 2012

How to get an American visa

Buongiorno, cari lettori!
Mi sento un po' in colpa per non aver aggiornato in tutto questo arco di tempo, soprattutto perchè, per quanto sia stata impegnata, avrei potuto trovare un momento per scrivere qualcosa, ma la voglia e l'ispirazione scarseggiano sempre, purtroppo. Ormai quasi 9 mesi fa ho creato questo blog con l'intenzione di annotare ogni singolo momento significativo e non di questa esperienza in modo tale sia da ricordare tutto negli anni a venire sia da aiutare i futuri exchange students, intenzione che finora non è stata totalmente rispettata, portando di conseguenza scarsi risultati agli obiettivi che mi ero posta. D'ora in avanti, però, visto l'avvicinarsi inesorabile della partenza, prometto che mi impegnerò ad aggiornare almeno due volte al mese. 
Terminata questa breve introduzione sulle mie cattive qualità di blogger, passiamo ai fatti che mi hanno visto protagonista durante questo mese e mezzo. 
Innanzitutto la conquista del visto! Il tanto atteso appuntamento al consolato americano è stato preceduto dal pagamento di due tasse, la tassa consolare di €136 e la tassa sevis di $182, ossia €142, e dalla compilazione del DS-160, il modulo per la richiesta del visto, nel quale, dopo aver riempito le numerose sezioni riguardati informazioni personali, bisogna rispondere a domande assurde che chiedono se ti rechi negli Stati Uniti per spacciare droga, uccidere il Presidente, e così via. Il tutto, nonostante appena ricevute le istruzioni mi fosse sembrato alquanto complicato, nel complesso si è rivelato abbastanza semplice, anche grazie alle indicazioni dettagliate fornite dalla WEP. Completata questa prima fase, il 13 luglio mi sono recata al consolato di Firenze, dove l'appuntamento previsto per le 8.45, orario a causa del quale mi sono dovuta alzare alle 6, ha in realtà avuto inizio con 10 minuti di anticipo: difatti, dal momento che già molti degli studenti WEP attesi erano arrivati, hanno cominciato a chiamarci all'interno dell'edificio. Specifico all'interno dell'edificio perchè dovete sapere che dentro all'ambasciata potevamo entrare solo noi ragazzi, chiamati uno per volta, senza borse nè altri accessori, ma semplicemente muniti dei documenti necessari. Mentre io passavo attraverso il metal detector, la busta che li conteneva è stata scannerizzata come succede in aeroporto al bagaglio a mano. A questo punto sono entrata in una sorta di sala d' attesa munita di quattro sportelli, simili a quelli delle poste ma molto più raffinati: dietro ai primi due si trovavano due impiegate incaricate di ritirarci il passaporto e prenderci le impronte, nel terzo un signore con cui non ho avuto il piacere di conversare e nel quarto il console, una donna americana davvero gentile. Non appena ha pronunciato il mio nome con quel fantastico accento americano, mi è stata subito simpatica! Il "colloquio" con lei è stato veramente breve: dopo avermi chiesto se i miei genitori avrebbero pagato il soggiorno, che lavoro svolgono e dove sarei andata negli States, con un bel sorriso stampato sul volto, mi ha ringraziata e salutata con un caloroso "arrivederci". In breve, sono entrata attorno alle 8.35 e uscita ai 50! 
Per quanto riguarda il resto non ho molto da raccontare. Oltre a informarvi di aver comprato un fantastico portatile pronto a volare con me negli USA, posso aggiungere di aver cominciato a preparare le valigie, preparazione che finora, se per le categorie "accessori" e "altro" della mia lista è stata quasi un successo, per la sezione "abbigliamento" non lo è stato. Effettivamente è piuttosto difficile decidere quali vestiti mettere in valigia quando ancora non si sa la destinazione e di conseguenza il clima che ti accompagnerà per 10 mesi. Da ieri, però, posso ufficialmente affermare di non avere più questo problema: ho ricevuto una famiglia temporanea, e dunque lo stato, che, al contrario, è definitivo! Ma di tutto ciò vi parlerò nel prossimo post che pubblicherò a brevissimo! :)