martedì 27 novembre 2012

Thanksgiving week

"Please, stop thinking in English!", dissi al mio cervello nel tentativo di scrivere questo post. Pensare in inglese è davvero pazzesco (e ancor di più lo è esserne capaci sia in inglese che in italiano), ma quando si tratta di dover scrivere in italiano la faccenda si complica, perchè il mio cervello, richiedendo giustamente un po' di tempo per modificare l'impostazione "lingua", continua a dare alla luce frasi in inglese, pur essendo la pagina bianca del blog già pronta per essere riempita di tante belle parole italiane.
Ora che la mia mente ha finalmente metabolizzato il cambio di lingua, sono definitivamente ready per iniziare la narrazione. 
Avete presente il thanksgiving, quella tipica festa americana che spesso riempie gli schermi televisivi di tacchini ripieni, famiglie riunite e giochi di società? Bene, quest'anno ho avuto la fortuna di viverlo da attrice, anzichè da spettatrice.
Volendo rendervi partecipi dell'intera thanksgiving week, partirò col raccontarvi di lunedì e martedì, ultimi due giorni di scuola prima del thanksgiving break, tanto attesi perchè gli unici early release days dell'anno, ossia giorni in cui si esce alle 11. Avendo soltanto tre ore, ogni blocco vieni ridotto a soli 40 minuti, che volano in un batter d'occhio rispetto ai soliti 75. Approfittando del tanto tempo a disposizione e dell'assenza di compiti (più per la prima ragione che per la seconda, dal momento che, pur avendoli, posso quasi sempre permettermi di svagarmi), entrambi i pomeriggi sono uscita con le mie migliori amiche americane Anna e Izzy, il che mi ha fatto davvero piacere perchè, oltre alla questione divertimento, mi ha fatto sentire parte integrante delle loro vite. Credo che questa sensazione sia data più che altro dal fatto che la decisione di uscire è nata da tutte e tre, non è partita solo da loro, che hanno poi pensato di invitare anche me. Mi sono sentita parte di qualcosa, qualcosa di cui ero e sono parte non perchè un'exchange student, ma perchè io come persona. In altri termini, a volte ci si sente trattati solo da exchange students e ci sembra di suscitare interesse solo perchè tali; con Anna e Izzy, però, e negli ultimi tempi con sempre più ragazzi, mi sento totalmente integrata poichè vengo considerata come persona nella sua interezza: exchange student ma anche tutto il resto!
Lunedì e martedì sono stati importanti anche perchè hanno segnato l'inizio della mia carriera da manager del team di nuoto. Il mio ruolo è sostanzialmente quello di aiutare l'allenatore, ma i miei compiti non sono ancora del tutto chiari: so che ho la responsabilità di segnare le presenze e di distribuire tavolette o altri oggetti quando necessario, ma per il resto la situazione è ancora nebulosa. 
In occasione del thanksgiving, mercoledì pomeriggio io e la mia host family ci siamo recati dalla sorella della mia mamma ospitante, che vive a Castine, piccola cittadina a due ore e mezza a nord di Portland, dove siamo rimasti fino a sabato mattina. Pur essendo molto isolato (niente internet e cellulare che non prende sempre), il posto è meraviglioso...d'altra parte la casa dei miei zii americani si affaccia proprio sull'oceano! Nonostante le fonti di divertimento scarseggino un po', ho passato tre giorni fantastici, soprattutto grazie alla presenza del simpaticissimo exchange student tedesco ospitato nove anni fa dai miei zii americani, che, lavorando per 6 mesi a Washington, DC, è passato a trovarli per le vacanze. Per quanto riguarda il giorno del Ringraziamento vero e proprio, devo ammettere di essere rimasta un po' delusa poichè tutta la giornata gira soltanto attorno alla cena: l'intera mattinata e parte del pomeriggio, infatti- a parte una mezz'oretta passata a guardare per TV la parata che si tiene ogni anno a New York-, sono stati dedicati a cucinare un pasto che abbiamo poi consumato alle 4 di pomeriggio nell'arco di un'ora. L'atmosfera creatasi una volta a tavola- con il buio fuori, i tanto attesi piatti tipicamente americani pronti per essere assaggiati e i parenti riuniti insieme (eravamo 15)-, però, mi è piaciuta. Pur realizzando di essere in compagnia di persone che poco più di due mesi fa erano perfette sconosciute, mi sono sentita a casa e parte di una grande e calorosa famiglia che in futuro sarà sempre pronta ad accogliermi. Dopo i dolci, di cui l'unico che mi è piaciuto è stato il mio tiramisù (le famose pies non fanno per me), abbiamo giocato a Just Dance con la Wii e a "Apples to Apples", un gioco di carte non troppo divertente...almeno finchè, dopo una buona mezz'ora passata senza ottenere nemmeno un punto, cominci a superare tutti, raggiungendo un inaspettato terzo posto! 

My Thanksgiving dinner


Ultimo momento memorabile della settimana è stato sabato sera, quando ho dato un "get-together" a casa mia in onore dei miei primi tre mesi negli USA. Sono davvero felice di averlo organizzato, sia perchè mi sono divertita tantissimo, soprattutto grazie alla presenza di due miei amici che fanno sbudellare dal ridere, sia perchè è stata un'occasione per legare di più al di fuori dell'ambiente scolastico. Io e mia sorella (ospitante) ne siamo rimaste talmente entusiaste che abbiamo deciso che d'ora in avanti ne daremo uno ogni mese, sempre in occasione dell'anniversario del mio arrivo in America. 
   

lunedì 12 novembre 2012

Loving the experience

E' passato un mese e mezzo dall'ultima volta che ho aggiornato. Un altro bellissimo mese e mezzo di questa fantastica vita americana. Ci sarebbero state tante cose da raccontare (la spirit week, l'homecoming, halloween, ecc.), ma la verità è che non mi sentivo ispirata e, a dirla tutta, tra blog e diario personale, ho optato per il secondo. Ora, però, in questa domenica mattina priva di qualsiasi programma -eccetto quello di vagare alla ricerca di cibo e di stare spaparanzata sul divano, alternando un'occhiatina al computer a un sorso di latte freddo-, sento la necessità di esprimere quello che provo.
Sono felice, sono felice e serena come non mai perchè amo la mia vita, amo ogni singolo aspetto di questa incredibile esperienza che mi sta arricchendo e cambiando radicalmente.
Amo Portland, città che, pur non essendo esteticamente favolosa, è la mia nuova città.
Amo la mia camera nel basement, che, seppur piccola, è la mia stanza, il mio ambiente.
Amo svegliarmi alle 5.55 in un letto caldo e morbido, quando fuori la temperatura si aggira attorno ai zero gradi.
Amo svegliarmi alle 5.55, col desiderio di poter dormire ancora un po' perchè la notte è passata troppo velocemente, ma motivata al pensiero che a breve mi aspetterà una dolce colazione a base di cappuccino fumante e muffin ai mirtilli.
Amo svegliarmi serena, senza quell'ansia causata dalla scuola, perchè consapevole che, nonostante qualche test, non ci saranno interrogazioni da scampare e professori da temere, ma ci sarà solo da guadagnare.
Amo camminare un quarto d'ora per raggiungere la fermata dello schoolbus, nel freddo mattutino, con scoiattoli che attraversano la strada saltellando per passare da un cortile all'altro delle numerose case presenti in questa zona.
Amo salire sullo schoolbus, dove, dopo il freddo patito nei 15 minuti precedenti, il mio corpo può finalmente riscaldarsi.
Amo la scuola, che mi permette di vivere.
Amo salutare sempre più persone nei corridoi, tra una lezione e l'altra.
Amo i miei amici, che, anche se pochi, sono i miei primi veri amici.
Amo la mia hfamily, che ormai considero la mia famiglia americana.
Amo parlare inglese tutti i giorni.
Amo l'accento americano...non c'è accento più bello!
Amo essere un'exchange student. Se solo lo potessi rimanere per sempre...
Amo quest'esperienza unica, che mi sta regalando momenti indimenticabili che porterò sempre nel mio cuore.   Amo la persona che sto diventando: più matura, più sicura di se stessa e più allegra. Mi sento diversa, mi vedo diversa e mi piaccio decisamente di più.
Amo essere così felice. Nonostante i momenti negativi, che ovviamente ci sono per tutti, la mia felicità è permanente: il solo pensiero di essere qui è sufficiente a farmi capire che nulla potrà veramente togliermi il sorriso.
Per la prima volta in tutta la mia vita mi sento davvero viva. Potrei andare avanti per ore a descrivere le mie emozioni, talmente intense e forti che forse non sarò mai in grado di riprodurre esattamente a parole. Spero comunque di essere riuscita a dare un'idea migliore di cosa quest'esperienza stia significando per me.