sabato 11 agosto 2012

How to get an American visa

Buongiorno, cari lettori!
Mi sento un po' in colpa per non aver aggiornato in tutto questo arco di tempo, soprattutto perchè, per quanto sia stata impegnata, avrei potuto trovare un momento per scrivere qualcosa, ma la voglia e l'ispirazione scarseggiano sempre, purtroppo. Ormai quasi 9 mesi fa ho creato questo blog con l'intenzione di annotare ogni singolo momento significativo e non di questa esperienza in modo tale sia da ricordare tutto negli anni a venire sia da aiutare i futuri exchange students, intenzione che finora non è stata totalmente rispettata, portando di conseguenza scarsi risultati agli obiettivi che mi ero posta. D'ora in avanti, però, visto l'avvicinarsi inesorabile della partenza, prometto che mi impegnerò ad aggiornare almeno due volte al mese. 
Terminata questa breve introduzione sulle mie cattive qualità di blogger, passiamo ai fatti che mi hanno visto protagonista durante questo mese e mezzo. 
Innanzitutto la conquista del visto! Il tanto atteso appuntamento al consolato americano è stato preceduto dal pagamento di due tasse, la tassa consolare di €136 e la tassa sevis di $182, ossia €142, e dalla compilazione del DS-160, il modulo per la richiesta del visto, nel quale, dopo aver riempito le numerose sezioni riguardati informazioni personali, bisogna rispondere a domande assurde che chiedono se ti rechi negli Stati Uniti per spacciare droga, uccidere il Presidente, e così via. Il tutto, nonostante appena ricevute le istruzioni mi fosse sembrato alquanto complicato, nel complesso si è rivelato abbastanza semplice, anche grazie alle indicazioni dettagliate fornite dalla WEP. Completata questa prima fase, il 13 luglio mi sono recata al consolato di Firenze, dove l'appuntamento previsto per le 8.45, orario a causa del quale mi sono dovuta alzare alle 6, ha in realtà avuto inizio con 10 minuti di anticipo: difatti, dal momento che già molti degli studenti WEP attesi erano arrivati, hanno cominciato a chiamarci all'interno dell'edificio. Specifico all'interno dell'edificio perchè dovete sapere che dentro all'ambasciata potevamo entrare solo noi ragazzi, chiamati uno per volta, senza borse nè altri accessori, ma semplicemente muniti dei documenti necessari. Mentre io passavo attraverso il metal detector, la busta che li conteneva è stata scannerizzata come succede in aeroporto al bagaglio a mano. A questo punto sono entrata in una sorta di sala d' attesa munita di quattro sportelli, simili a quelli delle poste ma molto più raffinati: dietro ai primi due si trovavano due impiegate incaricate di ritirarci il passaporto e prenderci le impronte, nel terzo un signore con cui non ho avuto il piacere di conversare e nel quarto il console, una donna americana davvero gentile. Non appena ha pronunciato il mio nome con quel fantastico accento americano, mi è stata subito simpatica! Il "colloquio" con lei è stato veramente breve: dopo avermi chiesto se i miei genitori avrebbero pagato il soggiorno, che lavoro svolgono e dove sarei andata negli States, con un bel sorriso stampato sul volto, mi ha ringraziata e salutata con un caloroso "arrivederci". In breve, sono entrata attorno alle 8.35 e uscita ai 50! 
Per quanto riguarda il resto non ho molto da raccontare. Oltre a informarvi di aver comprato un fantastico portatile pronto a volare con me negli USA, posso aggiungere di aver cominciato a preparare le valigie, preparazione che finora, se per le categorie "accessori" e "altro" della mia lista è stata quasi un successo, per la sezione "abbigliamento" non lo è stato. Effettivamente è piuttosto difficile decidere quali vestiti mettere in valigia quando ancora non si sa la destinazione e di conseguenza il clima che ti accompagnerà per 10 mesi. Da ieri, però, posso ufficialmente affermare di non avere più questo problema: ho ricevuto una famiglia temporanea, e dunque lo stato, che, al contrario, è definitivo! Ma di tutto ciò vi parlerò nel prossimo post che pubblicherò a brevissimo! :)       

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